Il terzo disco di Memento è un giardino pieno di tentazioni sgargianti, dove il pop limpido della sua penna si lascia contaminare da echi jazzati e psichedelia urban
Memento si sta facendo grande, sta comprendendo la necessità di essere accattivante, di essere un terreno coltivabile senza troppa prevedibilità, di accogliere nella sua musica più colori possibili. Non è un caso che la cover del suo terzo disco richiami, almeno nei colori esplosivi, ilGiardino delle delizie, dipinto-microcosmo di Hieronymus Bosch del 1515, una caccia al tesoro per gli occhi, in cui perdersi, nella semplicità della creazione di nuove creature e strani ibridi, singolare nella forma, elementare nel bisogno comunicativo.
Memento è diventato questo. Dopo aver ricoperto il ruolo di ragazzo prodigio - il suo folgorante debutto lo vedeva appena diciottenne -, e dopo aver superato indenne quello strano biennio post-covid dove tutti ci si chiedeva se gli artisti sbocciati in pandemia fossero realmente forti o solo degli abbagli, eccolo, affacciato sui suoi ventidue anni, e con un terzo disco da leccarsi i baffi.
) ) ) echo ( ( ( è un titolo strambo, che preannuncia un uso - o un abuso - del segno grafico della parentesi in tutta la tracklist del disco. Non è ben chiaro o giustificato il motivo di questa scelta, che sembra come una rivendicazione generazionale, l'ulteriore tentativo di superare il linguaggio classico, sporcato e arricchito a livello visivo. Sotto questo tentativo di ribellione formale c'è però una sfilza di pezzi che devono tutto alla classicità delle forme, o meglio della forma per eccellenza, quella della canzone.
Saggezza e tenerezza si mescolano in egual misura in ) ) ) echo ( ( ( a partire dalla prima traccia, ((INSIEME)), il più classico e derivativo esempio di pop al gusto chitarrine che il 2024 possa offrire. Ma è solo l'inizio, perché la crescita degli artistri corrisponde anche con i tradimenti delle origini, con il rischio di calarsi laddove bazzicano i più grandi, anche i grandi stranieri.
Nel giardino delle delizie di Memento si sentono echi lontani dei groove psichedelici degli MGMT, più di un momento jazzato, di grande eleganza, ma soprattutto la spinta britannica irresistibile di )))CORRO FORTE, dove il brit-pop incontra la leggerezza del pop elettronico dei Bluvertigo dell'ultima ora. In mezzo a questa ricchezza c'èla penna di Memento, sempre precisa, che incastra le parole senza troppi arzigogoli, senza la foga di trasmettere messaggi banali, con la stessa limpidezza che la sua musica ha acquisito in questi quattro anni splendidi.
Finché ci saranno queste figure ibride, un po' cantautori, un po' interpreti, con la velleità lontana della rappata, forse il nostro pop avrà ancora qualcuno in cui rifugiarsi, qualche mente brillante da studiare per cercare di cambiare sempre prospettiva, e non fossilizzarsi nelle logiche mortifere delle playlist. Memento si è lasciato tentare, senza vergognarsi di desiderare tutti i frutti di un giardino che si chiama ) ) ) echo ( ( (.
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La recensione ) ) ) echo ( ( ( di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-09-20 00:00:00
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