Tra crepe luminose e distorsioni lunari.
Non c’è bisogno di sapere molto per entrare in Vega EP — bastano orecchie nude e cuore aperto. I Colle Luna non ti prendono per mano: ti scaraventano dentro un mondo sonoro dove il rock non è solo genere, ma gesto, istinto, materia viva. Registrato in una sola sessione, più di tredici ore in apnea creativa, l’EP conserva la tensione e la fragilità di qualcosa che poteva esplodere o svanire da un momento all’altro. È successo, invece, che rimanesse impresso.
I tre brani originali sono come satelliti in orbita intorno a un nucleo incandescente: la title track, che apre il disco, è un’esplosione perfettamente diretta, un pezzo che morde e lascia il segno. Body cambia passo: rallenta, si contorce, trova un equilibrio tra la delicatezza struggente della ballad e la spinta viscerale dello stoner più denso. C’è malinconia e muscoli, nella stessa misura.
E poi arriva la cover: un classico dei Queens Of The Stone Age rivisitato senza timore, senza compiacimento. Non c’è reverenza, ma riconoscenza feroce. I Colle Luna lo passano al setaccio del loro suono grezzo, scavato, sincero. Ne esce una versione che suona più come confessione che come tributo.
Più che un debutto, Vega EP è un battito improvviso, lucido e selvatico, che lascia presagire un'identità già in piena formazione. Non è un disco che vuole convincere. È un disco che sa. E nel suo sapere, ruvido e imperfetto, abita qualcosa di raro: verità.
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La recensione VEGA EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-05-09 00:00:00
COMMENTI (1)
Grazie mille Marco!