Morningviews Anedonia 2025 - Hardcore, Post-Rock, Emo

Anedonia precedente

I Morningviews espandono i propri orizzonti sonori e allo stesso tempo approfondiscono il rapporto tra individuo e collettività, indagandone il legame tra dolore e la situazione socio-politica odierna

Ultimamente lo screamo non screamma più: o meglio, apre il ventaglio delle proprie possibilità, spesso verso soluzioni ibride che uniscono melodia e rabbia urlata, momenti di respiro post (-rock, -punk) ai powerchord ultra distorti e granitici figli della tradizione del genere, in particolare di mamma hardcore.

Anedonia, il nuovo album dei Morningviews in uscita il 25 aprile, segue questa tendenza, e lo fa scegliendo la via della sperimentazione. Ma andiamo con ordine.

Il gruppo umbro aveva già convinto con La sindrome dell’età dell’oro, primo album in italiano e secondo in assoluto, un racconto introspettivo di una violenza sia musicale che lirica, che faceva della crudezza e della schiettezza i suoi punti di forza, ma con ampi margini di miglioramento dal punto di vista della produzione e della varietà, soprattutto vocale.

Anedonia è un palese salto in avanti su entrambi i fronti: la fiducia nuovamente riposta nell’affidare registrazioni, mix e master a Giovanni Rosellini viene ripagata con gli interessi, e altrettanta fiducia è data ad un cantato più pulito, che si alterna allo screamo tipico dei Morningviews e lo sposa alla perfezione: il registro vocale, ora più variegato, incontra sempre con la giusta intenzione gli arrangiamenti di ogni brano, meno “storti” del lavoro precedente e forse per questo talvolta più diretti: ora le parti dure picchiano con più intensità, le digressioni strumentali osano verso il post-rock e atmosfere shegaze con più convinzione (i sette minuti di Deserti ne sono la dimostrazione lampante), e funzionano.

I temi del disco non segnano grandissime differenze da La sindrome, ma si espandono verso una presa di coscienza socio-politica fortemente condizionata dagli avvenimenti e dalle tensioni degli ultimi anni. Si riflette sulla propria identità come in Il tuo verde preferito, che registra anche l’unico featuring di lusso con i Cabrera; e ancora più spesso sul dolore, come in Cose a cui pensare durante un rapimento. Salta all’occhio Schermoluce, non solo per il secondo titolo che strizza l’occhio al mondo Pokémon (nel disco precedente trovavamo Così confuso da colpirsi da solo), ma per i versi forse più politicamente espliciti della discografia dei Morningviews: 

“Saremo le piante

Da annaffiare ed amare

Tutti allo stesso modo

Tutti allo stesso passo”,

dove la cura della collettività diventa questione personale e politica in egual misura.

Anedonia pone i Morningviews tra i progetti in area screamo più interessanti in circolazione al momento, dimostrando come il futuro del genere sia già in mano a chi guarda in avanti trovando gli spiragli giusti per sperimentare, prendendosi il giusto tempo (e qualche rischio) per farlo.

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La recensione Anedonia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-04-25 00:00:00

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