Un disco rock di ampio respiro, figlio di contaminazioni (e nostalgie) ben calibrate
Nuova musica per gli Electric Cherry, quartetto rock originario di Roma (no, non tipo Måneskin) nato dall'incontro tra Cristian "il poetico" Ferrara (voce e chitarra), Stefano "il saggio" Sforza (basso e tastiera), Alessandro "lo sfrontato" Santucci (chitarra) e Giorgio "l'energico" Spila (batteria).
Anticipato dai singoli Anyway You Want e Slower, Cherry Heart, il secondo disco del gruppo capitolino, resta fedele al solco sonoro tracciato con l'eponimo album d'esordio del 2021. Dieci tracce, per una quarantina di minuti di ascolto, che affondano le proprie radici in un rock di ampio respiro, attraversato da influenze che spaziano dagli anni ’70 ai ’90.
Una vasto plateau sonoro, capace di evocare epoche diverse senza perdere coerenza, ottenuto grazie a riff di chitarra solidi e incisivi e un'altrettanto robusta sezione ritmica di basso-batteria che ben si amalgamano con la voce dinamica e graffiante di Ferrara, in grado di tagliare nel mix come un coltello rovente nel burro.
La sostanziale energia che corre lungo Cherry Heart subisce tuttavia una sola (ma brusca) battuta d'arresto con Please Don’t Stop the Music, rilettura in chiave rockettara della mega hit di Rihanna, datata 2007. Purtroppo, la resa musicale del pezzo ricorda più la performance di una cover band di provincia alle audizioni di X-Factor, apparendo un po' fuori fuoco rispetto al resto della tracklist.
Nonostante non presenti sonorità rivoluzionarie rispetto al panorama contemporaneo, Cherry Heart si conferma comunque un ascolto estremamente piacevole, soprattutto per gli amanti di quel rock un po' âgée. Una prova muscolare ed energica, che si presta a essere un ottimo canovaccio per gli Electric Cherry in sede live. Concerti ed esibizioni che, a giudicare da quanto emerso finora in studio, promettono veramente bene.
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La recensione Cherry Heart di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-05-09 00:00:00
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