GIALLORENZOInni e canti2025 - Rock

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Un disco di simboli distrutti, sbiaditi dalla storia. Un disco di canti che collassano verso il mondo in preda ai fascismi, di inni da trovare tra l'Iran e l'ambasciata americana

Il canto è un richiamo. Richiamo di luoghi che sanno parlare spesso più delle persone. Di eventi che danno voce a tutti, anche a chi non la vuole avere, perché non gli interessa minimamente. Attraverso il canto escono allo scoperto le sensazioni nascoste per anni, si sollevano le cortecce emotive e della memoria personale, per provare a rendere quel miscuglio di pensieri e suoni un qualcosa di collettivo. I Giallorenzo, da sei anni a questa parte, sono parte di un canto che ha trovato la sua decifrazione in una comunità, che rimbalza in modo autonomo a partire dalle teste di quattro ragazzi - amici per sempre uniti dal rock - dell'alta Lombardia.

in Inni e Canti, nuovo disco dei Giallorenzo, il canto è un collasso del dentro verso il fuori, come fosse la traduzione per il mondo degli input che il mondo stesso ci dà senza controllo. Input che sono prima di tutto simboli sbiaditi, spesso decontestualizzati, in allontanamento non così vertiginoso dalla storia. E una volta che questi simboli sono scomparsi dalla vista rimane una grande prospettiva di solitudine, o a volte una persona a cui appoggiarsi, o solo il ricordo di essa. 

Il diventare grandi dei Giallorenzo corrisponde al non voler più capire le storie che raccontano, a non volersi necessariamente insinuare nella mente dei personaggi di una Milano scarnificata da gentrificazioni e romanticismo carbonizzato. Il diventare grandi dei Giallorenzo è un disco che porta per la prima volta la firma di tutti e quattro in almeno un pezzo, e che mette sul piatto della condivisione ogni tipo di paura, soprattutto per i fascismi incombenti sulle nostre vite, e tutte le loro declinazioni. Iscriversi al registro delle psicosi geo-socio-emo-politiche del contemporaneo è un qualcosa che porta con sé una responsabilità, e Inni e Canti sembra trasudare questo sentimento, in ogni suo momento.

Tra le forme innumerevoli che il canto assume risaltano quella della ricerca d'identità attraverso lo studio della propria intera vita, il cuore pulsante di Finalmente Orso, l'incredulità fraterna di fronte allo sfascio ideologico che si sente cantare in Amico, il tentativo di farsi ricordare come vittima dello stato nella fulminea Macchina, ma anche l'incursione letale di una hit di Pitbull del 2011 in Inconsolabile, una sorta di postilla a tutti i classici giallorenziani che vengono cantati a squarciagola ai concerti. In momenti diversi si citano Iran, Corano, Ayatollah e Allah, ma anche il compagno Kim Jong Un, la fede, i presidi alle ambasciate e la schiavitù della socialità risolutiva.

E dunque, in questo territorio da sondare, non è più tempo della solidità sonora di Super Soft Reset, non è più tempo di sfrecciare a tutta velocità a suon di special kolossal e assolini in stile Dinosaur Jr. A partire dall'introduzione suonata da cornamusa e fisarmonica i contrasti diventano la lente stilistica del disco: le distorsioni delle chitarre si fanno limpide e acute, gli arrangiamenti più sofisticati nella loro frammentarietà, in uno sviluppo consapevole che dura da anni, e che ha reso i Giallorenzo una band dal suono granuloso e riconoscibile, con sempre più voci una sull'altra, come in un coro perpetuo che non va interrotto.

Alla fine di tutte queste emersioni emotive rimangono sulla pelle due tracce molto simili per il silenzio che le circonda, accomunate da un aggettivo, spaventosissimo. Solo e Per qualcosa o qualcuno sono in giro di boa e la conclusione di Inni e Canti, due tracce dal ritmo sabbioso, criptiche, che sussurrano e poi gridano la paura di trovare un letto vuoto al proprio fianco. Sono le due note a margine, commoventi, a questo gruppo di storie scollate all'apparenza, connesse dai legami di Marco, Pietro, Giovanni e Fabio, quattro amici uniti non solo dal "rok", ma anche dal nome di un signore morto da solo, per l'appunto. I canti sono serviti, ognuno scelga gli inni che vuole. 

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La recensione Inni e canti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-04-25 01:27:00

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