Un esordio disinvolto e raffinato, in cui le varie identità si mescolano alla ricerca di un territorio comune, tra scelte sorprendenti e rimandi strategici.
Con il loro omonimo disco d’esordio, i Laca Collective firmano un biglietto da visita che è molto più di una semplice introduzione: è un manifesto sonoro, un’esperienza collettiva che fonde con eleganza e coraggio mondi musicali diversi, dando forma a un’identità inedita e sorprendente.
Nato nel settembre 2022 dall’unione spontanea di musicisti accomunati da una tensione creativa istintiva, il collettivo ha affinato il proprio linguaggio attraverso lunghe jam sessions, vero e proprio laboratorio di idee. Il risultato è un album di otto brani che si muove con disinvoltura tra funk, soul, afrobeat, disco, jazz, fusion e rap, evitando ogni deriva manierista e scegliendo piuttosto la strada della contaminazione consapevole.
Black Taj, brano d’apertura, si presenta come un omaggio alle sonorità più pure del jazz, in cui l’improvvisazione è chiave di lettura e cifra stilistica. La sezione fiati dialoga con il groove con una naturalezza che rivela maturità, mentre il tappeto ritmico pulsa con grazia e precisione. È un inizio che afferma subito una direzione: la complessità può essere accessibile, il virtuosismo può essere emozionale.
Monday Night vira con decisione verso territori hip hop, ma lo fa senza mai perdere l’organicità del suono strumentale: qui il rap si intreccia con linee di basso slappato e beat incalzanti, creando un ponte tra la tradizione funk e le urgenze urbane contemporanee. La voce è presenza ritmica e poetica, al servizio di un arrangiamento meticoloso ma mai statico.
In Project Mass, la matrice fusion emerge con forza: strutture più articolate, cambi di tempo e una tessitura sonora che richiama la grande scuola degli anni '70, da Weather Report in poi. Ma c’è una freschezza innegabile, un senso del presente che impedisce qualsiasi nostalgia sterile. I Laca Collective non imitano: rielaborano.
E se Late At Work sembra uscire da un club notturno degli anni ’80, tra sintetizzatori sognanti e chitarre ritmiche che flirtano con la disco più sofisticata, non si tratta mai di citazionismo fine a sé stesso. Ogni riferimento è assorbito e riscritto attraverso una lente personale, che è poi l’essenza del progetto: collettivo non solo per numero, ma per visione.
Questo debutto è dunque un’architettura viva, in cui ogni musicista trova spazio senza mai cercare il protagonismo, lasciando che sia la musica a emergere come protagonista assoluta. Il mix è curato, bilanciato, caldo: lascia respirare ogni strumento, valorizzando i silenzi quanto le esplosioni ritmiche.
In un panorama musicale spesso segnato dalla fretta e dalla sovrapproduzione, Laca Collective si impone come un’opera pensata, vissuta e suonata, in cui il tempo della creazione – quello delle jam, della condivisione, dell’ascolto reciproco – diventa parte integrante del prodotto finale.
Un esordio raffinato, coerente e coraggioso.
Un invito all’ascolto attento, al corpo che si muove, alla mente che esplora.
Un collettivo che sa già parlare con voce propria. E che promette di farlo a lungo.
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La recensione Laca Collective di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-05-25 07:41:46
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