Visioni sonore e attitudine elettro-punk.
Con Streetcode, il producer italo-polacco INSKI (alias Mario Bulasinski) apre un nuovo capitolo sonoro che è insieme un tributo estetico e una dichiarazione di identità. Primo singolo tratto dall’EP Haunted Visions, il brano è un concentrato esplosivo di tensione urbana, in cui si fondono con precisione chirurgica l’elettronica rétro della synthwave e la violenza emotiva del metal.
Non è un caso che l’ispirazione visiva provenga da The Warriors, cult movie del 1979 intriso di tribalismo metropolitano e senso di sopravvivenza. INSKI trasforma quell’immaginario in un soundscape ipercinetico: Streetcode si apre con sintetizzatori taglienti come lame al neon, subito affiancati da un groove che corre implacabile su una linea di basso sporca e compressa, figlia di un passato ben radicato nella scena death metal.
Quella di INSKI è una fusione organica tra linguaggi apparentemente distanti, tenuti insieme da una visione estetica coerente e da una produzione impeccabile, funzionale alla costruzione di un’atmosfera distopica che non concede tregua.
Ma Streetcode è anche attitudine: c’è una componente fisica, quasi punk, nel modo in cui il brano si sviluppa – un impulso al movimento, alla sfida, alla fuga. È musica da corsa notturna, da battito accelerato, che richiama l’energia cruda del clubbing underground tanto quanto l’iconografia da fumetto noir.
INSKI conferma la sua traiettoria unica all’interno della scena indipendente: un artista capace di contaminare senza disperdere, di evocare senza citare pedissequamente. Streetcode è una traccia che brucia, pulsa e resiste, come un graffito su un muro di periferia. Un ascolto necessario per chi cerca nella musica elettronica una vera e propria visione e non solo energia sintetica.
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La recensione Streetcode di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-06-08 07:32:05
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