Un dialogo sospeso tra ombra e luce.
Nel nuovo brano della band bergamasca VLNA, ci troviamo al cospetto di un'evoluzione silenziosa ma inesorabile. Un brano che si insinua con passo felpato nei recessi dell’ascolto, lasciando una traccia sottile e persistente, come il profumo di un sogno inquieto che non si lascia decifrare del tutto.
A metà strada tra la sacralità notturna dei Depeche Mode più minimali e la scrittura visiva e straniante di Angelo Badalamenti, "L’ ospite" si manifesta in una stanza sonora, chiusa e aperta insieme, in cui ogni elemento sembra rispondere a una logica interna, cinematografica, quasi narrativa. I synth pulsano come segnali vitali in un corpo addormentato, le percussioni rarefatte scandiscono un tempo interno, echi di qualcosa che potrebbe accadere o forse è già accaduto.
I VLNA, da sempre inclini a un approccio meticoloso e atmosferico, con questo pezzo mettono in atto un vero e proprio “compromesso storico” tra l’elettronica strumentale e l’urgenza immaginifica del grande schermo. Ogni suono, ogni vuoto, sembra studiato per evocare non tanto un’emozione precisa quanto un campo emotivo instabile, come nebbia che si sposta con il respiro dell’ascoltatore.
Non c'è voce o meglio, ce n’è una sotterranea, implicita, che si insinua nei riverberi, negli scarti armonici, nelle pause. C'è una presenza che si avverte ma non si mostra mai del tutto. Un’assenza abitata, una figura sonora che abita il nostro immaginario per poi dissolversi, lasciandoci interrogare sul confine tra ambient, post-industrial e poesia sintetica.
I VLNA confermano con questo brano una maturità compositiva rara e preziosa, scegliendo il silenzio eloquente della sottrazione piuttosto che l’eccesso.
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La recensione L'ospite di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-06-29 07:08:16
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