Dieci tracce implose e glaciali che, senza dire una parola, sondano la complessità della depressione
Musica razionale per descrivere l'odissea interiore: quella che si compie quando la nostra mente viene presa di mira dall'illogico caos che accompagna un disturbo psicologico. È questo l'obiettivo che i VLNA hanno deciso di prefissarsi durante la creazione de L'Ospite il loro disco d'esordio.
Anticipato di un paio di settimane dall'omonimo singolo, il primo album del duo nato a Bergamo dall'incontro fra i musicisti Dario Conconi e Luca Cortesi è infatti un percorso sonoro scandito da dieci tracce capaci di farsi specchio di altrettante tappe di un viaggio compiuto da una persona alle prese con quel male silenzioso che risponde al nome di "depressione".
Dal tentativo di sminuire quella profonda e costante tristezza come "un periodo passeggero" (Far finta di niente) alla presa di coscienza del fatto che, quel malessere interiore, sia una cosa maledettamente seria (L'ospite) e sottovalutata per troppo tempo (Cinque anni di guai). Una lotta durissima, contro un nemico veramente infame, che sembra sempre battere in ritirata, ma resta nascosto nei meandri del nostro cervello (Mi perdo e ridi), pronto a tenderci un'imboscata quando meno ce lo aspettiamo (Ontologicamente triste).
Questo difficile e doloroso vagabondaggio nell'abisso della nostra mente, viene trasformato in musica dai VLNA attraverso una decina di tracce rigorosamente strumentali, orfane di strofe, ritornelli e parti cantate. Un impianto narrativo esclusivamente sonoro, a cui il duo lombardo cerca di dare forma attraverso un'elettronicaponderata, che invita alla riflessione più che al movimento: dall'etereo ipnotismo della ambient (Non dovrei conoscere il tuo nome) alle atmosfere implose della IDM à la Aphex Twin (Quando ti ho guardato a lungo), passando per la glaciale freddezza di un industrial dal forte retrogusto depechemodiano (In un momento ero smarrito).
Questo melting pot musicale, composto di tante e sfaccettate accezioni della musica digitale, viene creato dai VLNA fondendo pattern sincopati e granulari di drum machine, synth minimali e arpeggi di sequencer magneticamente ripetitivi.
Grazie alla costante alternanza tra momenti di razionalità elegante ad altri più ruvidi e diretti, L'ospite è un disco di indubbio fascino, che richiede un ascolto attento per essere apprezzato al meglio. Un lavoro con cui i VLNA, senza la pretesa di darci risposte certe, cercano di raccontare gli effetti devastanti di quello che viene spesso definito "il grande male del nostro tempo".
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La recensione L'ospite di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-07-14 18:09:31
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