Un incontro generazionale in tempi in cui nessuno incontra più nessuno. E alla fine nasce un grande disco
Ci sono grandi dischi che si manifestano come tali dopo qualche ascolto o dopo qualche anno. Ce ne sono altri che dopo tre canzoni sono già irrimediabilmente in quel mazzo. È il caso di Thruppi, joint album di Giovanni Truppi e di componenti del Thru Collected. Ora, è bene essere sinceri, e dire da subito che partivamo da un forte pregiudizio positivo nei confronti del progetto. Giovanni è uno dei migliori cantautori italiani da anni, sottovalutato e underdog come capita a tutti coloro che non intendono fare a patti con la propria bravura, con la propria “larghezza”. Il Thruco, lo ripetiamo da tempi pandemici e non sospetti, è stato uno squarcio nella musica italiana recente, qualcosa di nuovo e del tutto diverso per approccio e finalità.
Da lì a fare un grande disco assieme, però, ce ne passa. Soprattutto se i punti di separazione tra i due mondi sono tanti quanti – se non di più – quelli di contatto, e la frequentazione è tutto sommato recente. Invece una dopo l’altra arrivano Buianotte, il bellissimo singolo che ha introdotto il disco, Nero eDenti perfetti e tutto appare perfettamente allineato. È un grande disco questo Thruppi e le altre quattro tracce, così diverse tra loro, servono solo a confermare questa felicissima certezza.
È un disco che non fa nulla di quello che si fa ultimamente, un disco che sa volare bassissimo (nel gergo, ad esempio) e rischiare tutto nel coraggio di una sperimentazione che a volte si fa estrema. Un disco senza genere, ma per davvero, e solo così potevano non solo stare assieme, ma amalgamarsi alla perfezione, un artista che si ispira agli anni ’70 e alla letteratura più alta e un gruppo di ragazzi nati tra il cloud e i centri sociali.
Un disco cupo che si chiude pieno di speranza, che riesce a far convivere chitarre rock, distorsioni, orchestralità, elettronica, noise, ritornelli efficacissimi, cori montani e pure un interessantissimo passaggio di spoken word e skit vecchia scuola. Tutta questa contaminazione dà vita a una liturgia traballante, cruda, a tratti disturbante ma mai apocalittica, al contrario è un moto di liberazione. C’è la società là fuori (Denti perfetti è un’ode antiborghese di quelle che non si trovano più in giro) e l’introspezione, solitudine, ricerca di sé, traiettorie di vita. Ovviamente Napoli, la città dell’uno e degli altri, è sempre sullo sfondo, con tutte le sue contraddizioni che qua non vengono affatto negate.
Ognuno ha la sua cura e questo disco potrebbe essere un rimedio molto efficace.
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La recensione Thruppi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-06-13 10:54:00
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