Un atto d'amore per la musica black a ogni latitudine
Sono 17 tracce, con voci che tornano più volte e che rappresentano l'anima vocale del progetto, altre invece spot, a rendere imprevedibile e del tutto hip hop questo progetto. È un disco ambizioso “Manifesto”, quello con cui Shablo, dopo Sanremo, ha deciso di raccontare appieno la sua visione.
Italo-argentino, ma ha vissuto e lavorato anche in Olanda e ha legami fortissimi con varie altre scene musicali, Pablo aka Shablo è una figura determinante per il rap italiano. Ha prodotto dischi seminali nella golden age (o poco dopo), creato etichette, accompagnato progetti, vissuto la fase di apice del genere e ora quella che sembra una riscrittura dei suoi codici.
Non c'è dubbio che la sua sensibilità musicale abbia contribuito a plasmato la scena urban italiana così come la conosciamo ed è questo che viene fuori in "Manifesto", dove, oltre al rap, ci sono tutte le radici di Shablo, che poi sono quelle del rap a ogni latitudine: jazz, soul, black music più i generale.
Il disco esce per Oyster Music / Island Records, la nuova etichetta fondata con Gué, che è una delle voci fondamentali del progetto e suo partner in crime sin dagli esordi. Così come sin dagli esordi c'era Inoki, di cui Shablo ha prodotto i due primi dischi solisti, di culto assoluto. Per anni i due hanno scazzato e risentirli insieme su una traccia è un piacere (ed è un bel pezzo, il loro).
È un disco di street song, come quella sentita all'Ariston, è un disco dove brillano le voci di Tormento (stilosissimo come sempre), Mimì e Joshua. Ma ci sono anche Ele A, Noyz, Joan Thiele e tanti altri, di diversi genere e generazioni. In questo Manifesto c'è spazio per tutti coloro che han fatto parte di questa storia.
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La recensione Manifesto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-07-04 12:43:00
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