LIMNOVFuori dal porno2025 - Alternativo, Punk rock

Fuori dal pornoprecedente

L’esordio di una one man band che trasforma basso, fuzz e drum machine in un’arma da palco.

Imbattersi per caso in un disco davvero punk nel 2025 è un evento sempre più raro. E quando succede, diciamocelo, si prova la piacevolissima sensazione di avere tra le mani un oggetto prezioso: uno di quei jolly da tirare fuori nelle discussioni tra amici quando si fa a gara a "chi ne sa di più" in fatto di musica.

Fuori dal porno, il disco d'esordio dei LIMNOV (al secolo Federico Specht) può diventare una freccia micidiale al nostro arco quando si fa a gara a chi ce l'ha più lungo in fatto di ascolti "oscuri". E per capirlo basta andare per punti.

È un disco che si discosta dalle logiche di mercato? Assolutamente sì. Specht ha infatti concepito questo suo primo album in funzione dei live, come un vero e proprio "portfolio musicale da proporre ai locali". Una scelta controcorrente in un’epoca in cui ormai i brani vengono progettati per funzionare sulle piattaforme streaming prima ancora di essere suonati su un palco.

È un lavoro anticonformista? Certamente, visto che LIMNOV veste in panni di one man band armato solo di voce, basso elettrico super fuzzoso e drum machine. Un tris di strumenti con cui impacchetta dieci tracce grezze, distorte e con pochissime sovraincisioni, tutte quante registrate in mansarda ma concepite in cantina.

Anche a livello di sound, Fuori dal porno è un lavoro che pattina sempre sul filo dell'anarchia. Nei suoi diciotto minuti scarsi, il disco rimbalza come una palla da squash tra l'energia analogica del punk (PVC) e l'ipnotismo elettronico della UK Garage (Courtney Loves). Nel mezzo, cavalcatedance-rock costruite su forsennati giri di basso à la Death From Above 1979 (Michael Myers e MTV), algide nenie post-punk (Kate) e omaggi allo straniamento dell'alternative rock afterhoursiano (Il poeta russo).

Il risultato? Un caos (in)controllato in cui LIMNOV lavora anche sulle parole come fossero materia sonora. Le strofe oscillano tra brandelli di parole ripetuti fino all’ossessione (Anna Hazel) e un ipertrofismo spoken word che a tratti richiama gli Offlaga Disco Pax (Michael Myers). Un potpourri semantico che viene risucchiato nel marasma sonoro dell'album, dove la voce diventa a più riprese uno strumento al pari del basso e della drum machine.

Fuori dal porno è un (mini) LP che nasce con un obiettivo chiarissimo: permettere al suo autore di entrare in un bar con basso e drum machine, salire sul palco e buttare giù le pareti del locale a colpi di fuzz. Un lavoro artigianale che, nella sua attitudine inflessibilmente DIY, essenziale e scapigliata, trova la chiave per distinguersi davvero dalla massa. Non resta che augurare a LIMNOV di portare questa sua autenticità su quanti più palchi possibile, facendoli tremare uno alla volta.

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La recensione Fuori dal porno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-12-20 22:24:28

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