Un esordio sghembo e autentico, veicolo sonoro e narrativo di realtà teatrali e poesia urbana.
Registrato interamente in presa diretta nell’arco di una sola giornata, Buh! La session non richiesta, rappresenta l’incipit disobbediente e imprescindibile del percorso artistico dei Booh. Un’opera prima che si sottrae a ogni convenzione, che rifiuta il consenso e afferma la propria esistenza con la forza sgraziata dell’urgenza. Nove tracce inedite si susseguono in un affresco sonoro ruvido e primordiale, sospeso tra le polverose rive del Mississippi e la vitalità disordinata di Torpignattara, tra il paradosso e la necessità, tra il grottesco e il lirico.
Ogni brano è un microcosmo narrativo, una drammaturgia in musica dove confluiscono blues, ironia corrosiva e poesia urbana, in un equilibrio precario e affascinante. Le composizioni si aprono e si chiudono con la naturalezza di un gesto imprevisto, lasciando dietro di sé tracce, fratture e bagliori.
Il canto è sdoppiato, affilato, tragicomico e dolente: non si rivolge tanto all’ascoltatore, ma lo interroga, lo sfida. È una voce segnata dalla strada, gravata dalla notte, che si fa veicolo di un’umanità scorticata. La chitarra, più che accompagnare, incide sulla pelle del suono, intagliando riff grezzi, spigolosi, dissonanti, ma carichi di sincerità.
"Formula magica", con la sua impalcatura teatrale e il suo andamento claudicante, è un incantesimo incompiuto, una liturgia laica recitata con voce incrinata. "JJ Cale" si offre come omaggio riverente, ma non scolastico, alle radici del blues, reinterpretate con spirito visionario. "Bicchieri", invece, sfiora la canzone d’autore con un tocco lieve e poetico, evocando un intimo dialogo tra De André e Tom Waits, immerso in un brindisi di malinconia.
E poi il silenzio. Quel silenzio che, qua e là, viene lasciato affiorare con pudore, e che spesso è più forte di qualunque suono. È in quegli interstizi che l’opera si fa profonda, quando le parole e le note si ritirano per lasciare spazio a ciò che non si può spiegare.
Buh! La session non richiesta è un esordio scomodo, spigoloso, autentico. Non cerca l’approvazione, non accarezza l’orecchio, ma ferisce e consola. È un album imperfetto e necessario, che accoglie l’ascoltatore solo dopo averlo messo alla prova.
Con questo primo lavoro, i Booh plasmano il loro universo, con mani sporche d’umanità e lo sguardo rivolto verso una realtà che non ha bisogno di essere abbellita, ma solo raccontata.
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La recensione Buh! La session non richiesta di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-08-02 08:45:59
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