Colombre e Maria Antonietta trasformano la loro relazione in racconto musicale, tra dolcezza pop, ironia da varietà anni ’60 e immagini quotidiane, per un universo intimo e teatrale al tempo stesso
Settembre 2025 sta trovando la musica italiana alle prese con le opportunità: opportunità di fine stagione che si trasformano in grandi trovate commerciali, che ci consegnano i nostri artisti preferiti in nuove vesti, non le migliori che gli abbiamo visto calzare, ma quelle più adatte per un tempo più che incerto per il music business. La forza dei dischi di coppia - coppie artistiche o coppie di fatto è indifferente - si sprigiona quando riescono a spostare i singoli dalle loro caratteristiche peculiari, per creare un nuovo mondo narrativo. Colombre e Maria Antonietta, gatto e volpe del pesarese, hanno fatto esattamente questa cosa.
Luna di miele, il loro primo disco insieme, spinge sul tasto della dolcezza a partire dal titolo, un'immagine che evoca il momento di massima vicinanza di una coppia, ma anche un momento che nella cultura pop italiana fa pensare a uno dei capolavori di Carlo Verdone, amore ambiguo nel suo sprigionarsi, amore che dopo l'innamoramento o si stabilizza o svanisce.
Letizia e Giovanni hanno iniziato a raccontarsi come coppia nel 2023, con quel brano splendido che era Io e te certamente, di cui questo disco è la logica conseguenza, perché ne rielabora il sentimento, normalizzandolo, rendendolo quotidiano e accessibile a tutto il pubblico. Ma Luna di miele è anche un perfetto esempio di lavoro sull'autofiction. Due amanti si mettono in scena, ognuno con il suo nome d'arte, e si dipingono sulla cover in posa, come sulla locandina di un varietà anni '60, perché se c'è intesa non costa nulla fingere di essere qualcun altro quando ci si racconta.
Gli elementi concreti di una storia d'amore consolidata vengono cantati con grande concretezza, dentro una struttura pop sempre a cavallo tra il gommoso e l'artigianale, accattivante e decadente. I gelati alla panna, le luci che disegnano ombre sui vestiti, qualche sbalzo d'umore, e tante cose da mangiare, forse il simbolo di ciò che significa prendersi cura dell'altro.
"A questa festa c'è solo jazz, vorrei addormentarmi" si sente cantare in Sui tetti come i gatti, un verso che evoca una serie di atteggiamenti da coppia che ha totalmente abbandonato la FOMO, la psicosi degli eventi a cui andare, che si lancia occhiate durante una serata, sperando di scappare il più presto possibile, prendendosi gioco di quel mondo di cui aveva fatto parte. In questo pop, solo all'apparenza sbarazzino e frivolo, c'è un grande lavoro sulle immagini, e la mente torna alla già citata copertina del disco, che sembra un omaggio a It Could Happen to You di Chet Baker, per quella luna, per quell'amore. Ironia della sorte, un disco jazz. Ci piace pensare che non sia un caso, ci piace pensare che questa luna di miele, pensata coi produttori e poi lasciata sbocciare a quattro mani, possa proseguire più sincera che mai.
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La recensione Luna di miele di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-09-19 00:49:00
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