Urban soul e canzone napoletana fuse insieme per raccontare le disfunzionalità di una relazione giunta al capolinea
Sarà l’immagine un po' "posticcia" creata con l'AI - due pecore antropomorfe che durante un’ecografia scoprono di aspettare un lupacchiotto: palese adulterio interspecifico da parte di lei - ma se ci si dovesse fermare alla copertina che accompagna Lupariell’ di Dario Cuomo, si potrebbe pensare a un brano demenziale à la Squallor.
E invece, nel suo nuovo singolo, il cantante avellinese fa maledettamente sul serio. Nei tre minuti (quasi) secchi in cui la traccia si snoda, Cuomo crea infatti un'accattivante miscela tra l'emotività della musica soul, la chillness dell'urban e la drammatica passionalità della canzone napoletana.
Una strumentale basata su un proficuo mutualismo tra strumenti acustici (batteria e archi) e innesti elettronici, su cui il musicista campano interpreta, con un dialetto napoletano pieno ed emozionale, un testo in grado di rimbalzare tra strofe minimali e ritornelli carichi di pathos. Versi nei quali Cuomo scatta la malinconica fotografia di una relazione disfunzionale, minata da un incomunicabilità che nel tempo ha portato le due parti che la compongono a essere sempre più distanti tra loro.
‘E sguard tuoje so’ comm’ a lividi
N’attim ‘e brividi
Po’ sul cicatrici
Pecchè me guardi comm’ guard’ all’at
Canta Dario Cuomo nel suo ultimo singolo. Mescolando le vibes dell'urban soul à la Ghemon con la canzone partenopea, Lupariell’ è un pezzo che prende il meglio dalla tradizione e dalla modernità musicale, creando una validissima miscela sonora.
Un brano che, oltre a rimarcare il detto di "non giudicare mai un libro - in questo caso un brano - dalla copertina", conferma l'indubbia bontà del progetto musicale messo in piedi da Dario Cuomo. Continua accussì, guagliò.
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La recensione Lupariell’ di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-10-21 23:23:20
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