Beata La NoiaTutte le mie libertà2025 - Rock, Blues, Pop rock

Tutte le mie libertàprecedente

Un disco d’esordio libero e imprevedibile, in cui la noia non paralizza ma si trasforma in motore creativo

Tutte le mie libertà, il primo album di Beata La Noia, al secolo Alessandro Gatti, è un lavoro che quando lo ascolti ti fa prendere una cantonata via l'altra. Prodotto da Atomo World su distribuzione Altafonte Italia, l'esordio del cantautore nato tra le marmoree colline delle cave di Carrara è infatti un disco che tiene maledettamente fede al suo nome.

Quasi quaranta minuti suddivisi in una decina di tracce inserite in un percorso di ascolto che riesce puntualmente a cambiare direzione, a sorprendere. In che modo? Prendete ad esempio Y, la traccia d'apertura del disco. Un brano strumentale, costruito su un arpeggio di chitarra dal retrogusto prog-rock, che, richiamando alla mente le tessiture di Robert Fripp, si intreccia nella parte finale in un intricato pattern ritmico, preso in prestito dalla musica glitch.

Un entrée ideale per il primo, grande sbandamento di questo LP, che arriva con la traccia successiva, Giudizi Distanti: un pezzo acoustic rock costruito anche in questo caso su un giro di sei corde che alterna body tapping e accordi ampi, profondi, con un attacco deciso che ricorda quello sfoderato dai Radiohead in High and Dry.

Questo equilibrio instabile (ma maledettamente efficace) è il fil rouge in grado di collegare l'intera tracklist di Tutte le mie libertà. In questo suo primo disco, Gatti passa infatti con disinvoltura dal rock blues - con tanto di bottleneck - di Russian Roulette al tenero pop rock di Dory, passando per l’intimismo indie folk di Different Kind of Love e l’energia funk di Phoenix, quest'ultima cantata insieme a Gabriele Brolatti.

Un'assoluta libertà espressiva che si riflette in testi altrettanto variegati, in cui il musicista toscano canta dell’importanza di restare sé stessi in una società che pretende di insegnarci come vivere (Giudizi Distanti), denunciando la stupidità di chi abbandona un amico a quattro zampe (Dory) o riflettendo sul collasso del mondo moderno (Attimo di panico) e sull’incredibile forza delle donne in una presente che cerca ancora di sminuirne il valore (Qualcosa in cui credere).

Se proprio si deve muovere un appunto, quest'ultimo si può trovare nelle digressioni in lingua inglese (Different Kind of Love e Phoenix), dove la pronuncia non è impeccabile. Si tratta comunque di dettagli minimi di fronte alla pregevolissima fattura con cui quest'album è stato realizzato. Cosa da non sottovalutare, vista la sua natura interamente "autoprodotta".

Tutte le mie libertà è un disco che nasce da uno stato d'animo spesso bistrattato, che Gatti ha eletto a motore del proprio processo creativo: la noia. Una noia che non paralizza, ma diventa terreno ideale per far correre l’immaginazione. Viene da pensare che, se tutti noi riuscissimo a trasformare la noia in qualcosa di figo come Tutte le mie libertà, invece di perdere tempo a guardare video a cazzo su YouTube, Instagram o TikTok, saremmo davvero a cavallo.

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La recensione Tutte le mie libertà di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-11-12 00:41:10

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