MangiatuttoFuturo paguro2025 - Rock, Folk

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Il futuro è paguro, parola dei Mangiatutto.

Caciaroni, folli, rumorosi, devoti al caos. I Mangiatutto sono questi: prendere o lasciare. Da loro non ci si può aspettare altro che una sana dissennatezza, un dadaismo festoso e allo stesso tempo bonaccione, quasi esilarante. D’altra parte, più che band, amano definirsi collettivo: non si sa quanti siano di preciso, la line-up varia a seconda di come tira il vento, pertanto la linea c’è ma il bersaglio si muove continuamente.

Futuro paguro, la loro prova più recente, può essere definito un concept-album sull’amicizia. Della quale vengono sviscerate diverse sfumature. Non in modo convenzionale, ma forse si era già capito. I Mangiatutto spendono le loro energie per sottolineare il potere taumaturgico degli abbracci, per maledire la solitudine, per ricordare quanto sia fondamentale ascoltare gli amici in difficoltà, che si chiamino Alessio o Marxietta. L’amicizia è un atto politico, su questo il collettivo ligure non ha dubbi. Un manifesto programmatico consolitadosi con il tempo, suonando nei centri sociali come nelle parrocchie, leggendo “Kropotkin, Camus, Ehrenreich, le poesie di Mario Benedetti”, ascoltando “gli Affranti, gli Inti Illimani, l’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp”.

Un tale retroterra non può che essere figlio di una musica ribelle e senza confini. “Per noi, quello che è musica per altri è rumore. Ce ne torniamo a casa felici e contenti cantando a squarciagola i nostri sentimenti”: il testo di Motorik spiega più di ogni altro commento la filosofia dei Mangiatutto. Che mescolano il rock al free jazz per poi affidarsi al flamenco, ai para-pà-pà, al funk, con l’aiuto di fiati anarchici, di suoni elettrici e acustici e di una voce che ama straripare ogni volta che se ne presenta l’occasione. Paradigmatico Abbracci, un pezzo che parte calmino, tanto da prenderlo per una composizione ispirata al patrimonio dei Trovatori, e poi non si ferma più, fino a un assalto finale in puro spirito punk.

In fondo, i Mangiatutto sono un po’ come il paguro richiamato nel titolo dell’album: fanno della mutazione il proprio punto di forza, il loro modo di essere. È facile riconoscerli in mezzo a tanto caos. Un caos nel quale sguazzano senza troppi problemi. Per questo è impossibile non amarli.   

 

 

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La recensione Futuro paguro di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-12-05 23:23:00

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