Neaskenè Apologia di un canovaccio 2006 - Etnico

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Non sarà certo qualche sindaco sceriffo di passaggio a stroncare il processo di ammeticciamento della nostra musica popolare. In fondo, si tratta di un processo ormai inarrestabile, logico nel suo divenire, figlio di tempi globalizzati e globalizzanti che ora, però, reclamano una giusta e necessaria evoluzione. Vanno proprio in questo senso il disco d’esordio dei Neaskenè e il loro tentativo di provare a fare qualche passo in avanti attraverso tesi, quelle propugnate dalla band ravennate, che si concretizzano con una interessante miscela di richiami in arrivo dal sud del mondo, jazz e musica d’autore. “Apologia di un canovaccio” spinge un po’ più in là (verso il grasso nord?) i confini della scena etnica imbastendo una ibridazione tra le calde certezze del basso fretless, qualche chitarra elettrica timidamente svisata e l’immancabile elenco di percussioni e strumentazione di varia natura sconosciuta ai più, dal nome esotico e impronunciabile che fa tanto Sud America. Ne esce fuori un suono a volte complesso ma circondato da istanze tutto sommato di ispirazione pop, che lo rendono assimilabile anche a chi di melting-pot non vuole nemmeno sentir parlare. A dominare dall’alto, vero e proprio collante dell’operazione, la voce intensa di Sara Cicognani, che raggiunge l’apice della sua teatralità in “La rapina”, un pezzo in stile Quintorigo (a proposito, la produzione è di Guido Facchini), e poi si lascia assecondare da una band decisamente preparata e all’altezza della situazione. In definitiva, un buon album, forse non del tutto originale ma coraggioso quanto basta per non passare inosservato tra la grande mole delle uscite discografiche dell’indie nostrano.

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La recensione Apologia di un canovaccio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-10-01 00:00:00

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