Lucio BattistiIl nostro caro angelo1973 - Cantautoriale

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Mostruosamente attuale oggi e incredibilmente vivo e contemporaneo all’epoca, "Il nostro caro angelo" è un lavoro fondamentale nella produzione di Battisti, un album che ha il difficile compito di tessersi su un’evoluzione in corso

Luca Filippo Carlo Battisti, figlio di Lucio e della moglie Grazia Letizia Veronesi, nasce in una clinica milanese nel marzo del 1973. I giornali, che spiano ormai ossessivamente Battisti nonostante lui non faccia che ripetere a quotidiani e rotocalchi “Non sono io l’importante ma la musica che scrivo, per sapere tutto di me basta mettere un disco sul giradischi”, si litigano in una battaglia all’ultimo flash, le fotografie della nuova famiglia. In quei mesi, dunque, a far parlare di Lucio Battisti, sarà più uno schiaffone dato a un paparazzo fuori dalla stanza 418 della clinica Pio X di Milano che il suo disco in fase di registrazione, destinato a uscire nel settembre dello stesso anno.

"Il nostro caro Angelo" non è un disco né una titletrack sul nuovo arrivato, anche se per anni, la critica ha fatto leva su quest’avvenimento per spiegare (o forse spiegarsi) i lati più criptici di un lavoro di Battisti assai meno pop (in senso stretto) e ben più misterioso (in senso lato) dei precedenti.

Il lato A, tuttavia, si apre con una delle canzoni più interessanti e trasparenti della produzione pop a firma Mogol/Battisti. "La collina dei ciliegi" è un inno alla libertà e alla coscienza di sé, forse una canzone d’amore se per amore intendiamo un amore in senso universale, non dogmaticamente sentimentale ma umano. La critica del tempo, sempre desiderosa di collocare in una dimensione partitica l’arte, individuò nel verso “planando sopra boschi di braccia tese” un riferimento al saluto romano, non cogliendo una visione molto più ampia, nella quale già dal disco precedente, "Il mio canto libero" (con molte braccia tese nella fotografia in copertina), il duo di autori aveva iniziato a inserirsi. La dimensione è quella di un racconto dell’uomo sempre più connesso alla natura, a una forma in cui sentimenti, passioni, credenze, appartenenze umane e religiose sono rese centrali, ancestrali e primigenie. L’interpretazione secondo la quale il brano "Il nostro caro angelo" si riferirebbe a una riflessione filosofica sullo scontro tra l’ideale spirituale umano e quello invece proposto in versione trasfigurata e falsata dalla chiesa, rimane dunque plausibilissima nella nuova ottica artistica di Mogol e Battisti, un’ottica in cui la luce, sia in chiave poetica sia in chiave esistenziale, è uno snodo fondamentale.

"Ma è un canto brasileiro", "La canzone della terra", "Questo inferno rosa" sono brani tutti diversamente sperimentali dal punto di vista sonoro e portano tutti avanti il tema della purezza (la luce, l’angelo) vs. le brutture di una vita consumistica, di sprechi, di pornografie e pubblicità che si equivalgono nell’allontanare l’uomo dai propri sensi e dalle proprie energie primarie. La falsità contro cui si scagliano gli autori è quella di un mondo in cui tutto è alterato e le stesse priorità emotive finiscono per subire questa alterazione. L’amore che è vanto di sé più di quanto sia intrinsecamente profondo e reale cantato in “Questo inferno rosa” si contrappone dunque a una forma di fedeltà profonda che è anzitutto la fedeltà a sé, come si canta in “Io gli ho detto no”. Ma questa fedeltà è sensata? O forse chi ha detto quel “no” avrebbe dovuto dire sì, per non restare intrappolato in quell’”amor di borghesia” che verrà cantato l’anno dopo nel disco "Anima Latina"?

Mostruosamente attuale oggi e incredibilmente vivo e contemporaneo all’epoca, "Il nostro caro angelo" è un lavoro fondamentale nella produzione di Battisti, un album che ha il difficile compito di tessersi su un’evoluzione in corso, che si compirà definitivamente in "Anima Latina" e che riguarda in modo netto la scrittura delle musiche di Battisti e il punto più alto dell’incontro, che diremmo magico, con i testi di Mogol. Passare attraverso "La canzone della terra" significa tuffarsi in tanto futuro della musica italiana, dall’incontro del pop con la tradizione, tema centrale del brano. "DIE" di Iosonouncane, forse, è un gran bell’esempio di questa evoluzione arrivata fino a noi.

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La recensione Il nostro caro angelo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-19 09:40:00

COMMENTI (1)

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  • lorimastrangelolibero.it3 anni faRispondi

    "La fossa dei leoni e' ancora realta'" ...oggi e' attualissimo.
    La fossa dei leoni era il luogo dove i cristiani venivano sbranati dai leoni.
    Oggi essere cristiano e' un atto coraggioso; il mondo odia i cristiani; vengono derisi; ci manca poco che verranno perseguitati come gia' succede in alcuni paesi ....la fossa dei leoni e' ancora realta'