Mantrika Dorian 2008 - Rock, Acustico

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Esteti del suono, ispirati, indecisi, camaleontici. Impacciati nella loro malleabilità, i Mantrika si raccontano e presentano il disco nel dettaglio con immagini, liriche e una sintetica biografia. "Dorian", un EP semiacustico autoprodotto. Mimetici, i Mantrika, cavalcano perfettamente onde musicali già padroneggiate da altri. Anche la copertina è perfetta: tonalità e tratti dalle infinite influenze. Lo dicono loro: le scelte e i gusti personali di ognuno dei musicisti sono le basi fondamentali che creano il “suono mantriko”. Ed ecco quindi "Dorian", un fuggevole déjà vu dove ogni pezzo è la “sintesi mantrika” di stili già apprezzati e melodie già sentite: le canzoni sono immediate, canticchiabili già al secondo ascolto. Facili, i Mantrika si ispirano (o aspirano) ad una voce e a un’interpretazione come quella di Francesco Renga; ricordano le tonalità più docili di Raf e dei suoi anni ‘80 e propongono ritmi e assoli di chitarre che suonano familiari. I Mantrika raccontano di una strumentazione che spazia tra chitarre elettriche ed acustiche, pianoforti, rhodes, synth, archi, batterie acustiche ed elettroniche, percussioni, la moderna tecnologia. Tutti i migliori ingredienti di sempre, in dosi e modi diversi. Ma per far funzionare una canzone ci vuole l’ingrediente segreto che la rende unica e irripetibile, inimitabile: “Sia lodato Dio per i songwriter”, ha detto Bob Dylan. Le canzoni diventano memorabili grazie a caratteristiche ben precise, mentre “Dorian”, il brano più forte del disco, è un bell’arcobaleno di suoni che svanisce presto. Il "suono mantriko" deve avere dei confini, deve avere le sue liriche, le sue note e le sue sfumature affinché il suo significato abbia un senso.

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La recensione Dorian di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-01-17 00:00:00

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