Non si esce vivi dagli anni '80, dobbiamo metterci il cuore in pace. Il recupero di forme musicali del tanto bistrattato decennio è una tendenza ormai consolidata, se non cristallizzata. In molti casi, ahinoi, questa situazione porta alla nascita di gruppi fotocopia, che piuttosto di cercare un briciolo di ispirazione, preferiscono gettarsi nella clonazione selvaggia. Poi, come in tutti i settori della vita umana, ci sono le eccezioni. La domanda è sempre la stessa: è possibile fare musica interessante pur rendendo terribilmente palesi le proprie fonti? I torinesi October Postcards sembrano risponderci di sì, e lo fanno attraverso 7 canzoni registrate lo scorso maggio, rigorosamente in inglese. Sette brani in cui si respira new wave (e successive derive e ramificazioni) a pieni polmoni. Per non restare troppo sul vago, tiriamo subito fuori i nomi, i più "emersi" che ci vengono in mente: Joy Division, Smiths, i primi Talk Talk. Perno su cui ruota il tutto è la suggestiva voce di Emiliano Fruci, che ha evidenti debiti nei confronti di Morissey e Mark Hollis, ma riesce ad inserirsi piuttosto bene all'interno di brani che si segnalano per una notevole ispirazione nella scrittura, e non c'è bisogno di essere Zombie Kid per rendersi conto che è un evento che capita molto raramente. Insomma, ci viene da perdonare facilmente le chitarre che a tratti suonano un po' troppo metalliche e vagamente fuori contesto (e l'assolo di "The One At Fault" è un po' troppo ridondante) e alcuni suoni di tastiera un po' datati, quando il sestetto ci regala una canzone come "Nellie Clark", che ti si appiccica addosso e ti costringe di rimetterla da capo. E, se ci permettiamo di fare qualche appunto sulla qualità della registrazione, rendendoci comunque conto della problematicità di una buona resa sonora, crediamo che sia nostro dovere, nel marasma di demo assai poco rilevanti che infestano le redazioni della stampa specializzata, consigliare agli October Postcards di perseverare senza posa, magari lavorando di più sugli arrangiamenti, visto che il talento e il terreno su cui lavorare sono fertili. Può capitare che la nostalgia, usata con parsimonia, porti lontano.
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La recensione Educational project di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-09-04 00:00:00
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