Armocida Carpe Diem 2008 - Cantautoriale

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Armocida, o spostare il trash un passo più in là. Chitarre flamencate, ritmi gitani, suoni slavi e voce poderosa, confermano l’etichetta che accompagna il pacchetto in arrivo dalla redazione: Goran Bregovic meets Nino D’Angelo. Peccato che siano il Bregovic più da cartolina, e il D'Angelo più sentimentale.

Fin da subito è in evidenza la criticità maggiore, ovvero un continuo rinforzare enfasi e drammaticità. Tutto sembra correre verso il pieno, l’eccesso, la sottolineatura. Neanche uno spazio viene lasciato libero: laddove pensi di poter respirare, una chitarra spagnoleggiante viene a soffocarti. Quando pensi di poter assistere a un momento di quiete, la voce si arrampica su se stessa alla ricerca di un ennesimo virtuosismo. Se a questo tremendo horror vacui si aggiungono testi con una letale predisposizione al melodramma, è presto spiegata la prima riga di questa recensione. L’eroico momento di scorribanda oltre i confini del trash avviene con il quarto pezzo, “Italia”. Il titolo è già programmatico ed evocatore di altri grandi momenti neo-melodici tricolori, e lo svolgimento non delude le attese: “Abbiamo solo uno stivale / questo è il nostro appartamento / qui noi abbiamo tutto: / mare, terra, sole, vento”.

Chi è interessato, si accomodi. Personalmente, il Carpe Diem che battezza l’album lo sento come una sorta di minaccia.

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La recensione Carpe Diem di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-08-26 00:00:00

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