Ultraviolet Makes Me Sick
Ultaviolet makes me sick 2000 - Strumentale, Sperimentale, Psichedelia

Ultaviolet makes me sick

Tortoise, Dirty Three e Mogwai, queste le influenze artistiche degli Ultraviolet, almeno stando a quanto ci hanno segnalato. Tanto basta per inquardarli nel filone del cosiddetto post-rock o, per lo meno, ci fa capire che la loro proposta è interamente strumentale. Certo, il confronto con i suddetti gruppi può essere impegnativo, ma il trio lombardo supera la prova a pieni voti, e questo dovrebbe essere sufficiente a fare capire la qualità del demo in questione. I brani sono costruiti sul dialogo e l’incontro/scontro delle chitarre, con la batteria come unico sostegno ritmico. Ecco quindi che liquidi arpeggi e melodie circolari si alternano ad attimi di urticante irruenza, creando un gioco di contrasti avvincente e mai banale. Ma non basta: qua e là fanno capolino in basso fretless o una tastiera, mentre in “Soft-Core” presenta una doppia batteria. Francamente, risulta difficile scegliere quale sia il brano migliore, vista non solo la compattezza, ma anche l’alta qualità del lavoro in toto, e questo è sicuramente un dato positivo. E’ quindi estremamente facile lasciarsi trasportare dai cinque intensissimi brani qui raccolti, dagli arpeggi sospesi delle chitarre e dalla non-linearità della batteria, è facile lasciar viaggiare la mente per farle creare immagini e paesaggi sempre nuovi. Complimenti, quindi, agli Ultraviolet che, pur pagando a volte un dazio abbastanza pesante ai propri modelli di riferimento, dimostrano comunque di essere un gruppo validissimo, ben al di sopra della media. Tanto da meritare la primascelta.

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