Vincenzo Spampinato Kokalos 2000 - Etnico

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Cantuniani o cannuniani? Incredibile terra, la nostra, se sul dove fosse posata la celebre crozza della canzone, cannone o angolo di muro, si possano accendere aspre polemiche. Alla fine Vincenzo Spampinato li ha accontentati entrambi e, tra il serio e il faceto, ha dato equo spazio alle due scuole di pensiero nel sito Internet in cui ha raccolto testi, spartiti e curiosità sul proprio nuovo disco, Kokalos.3. Kokalos come il primo re dei Sicani, tre come il numero di un'isola triangolare, bagnata da tre mari. Eccoli allora, cantuniani, cannuniani e altri amanti della sicilianità (tra il pubblico c'erano anche Salvo Fleres, Giovanni Formisano jr, Pippo Pattavina) darsi appuntamento ieri mattina allo Yachting per la presentazione dell'ultima fatica discografica del cantautore etneo, che ha stampato a chiare lettere il proprio elogio alla Sicilia con un lavoro interamente in dialetto: dieci pezzi in cui le tradizionali Vitti na crozza e Ciuri ciuri, completamente riarrangiate, vengono accostate a brani come Pippu pirnacchiu, dedicata al clochard che spernacchiava i passanti dalle gradinate della Posta centrale, in via Etnea, radio a tutto volume e telletta da sceriffo al petto. A questo e ad altri frammenti di una Catania che non c'è più va il ricordo, un po' mesto, un po' indignato, di un musicista fuori dal coro, che nel corso dell'affollato show case, suona, canta, si accende una sigaretta. E soprattutto si racconta. Il viaggio parte da Kokalos, tutto potenza primigenia e ghiribizzi "nirbusi" raccontati con estro e un'irresistibile vis dalla voce di Pattavina su testo di Vincenzo Salsetta, e approda all'incontro di due barocchi, siciliano e veneto, con gli accordi dei Rondò Veneziano in Aspittamu u ventu. Un disco nato in luoghi e paesaggi diversi per raccogliere quante più voci potessero rendere un'atmosfera decisamente trasversale, nel tempo e nello spazio. Dall'Austria a Jerba, da Parigi alle Eolie, Vincenzo sembra aver voluto girare mezza Europa per addentrarsi dove altri avevano segnato uno sbrigativo hic sunt leones sul proprio spartito. In musica, è chiaro, ma anche nello spirito, il pionierismo di Vincenzo è una cosa nota per il pubblico che da anni lo segue. Parlare di world music per chi è stato tra i primi a sperimentarla, e in tempi non sospetti, ha lo stesso sapore di un riconoscimento tardivo del suo intuito. Era lì che sarebbe andata, prima o poi, la nuova onda musicale. Ed è lì che oggi troviamo Vincenzo. Non apparirà stravagante allora questo lavoro interamente in dialetto (non a aso nato sotto il patrocinio della Regione siciliana), la cui uscita sul mercato precede di poche settimane un nuovo impegno creativo, assunto con Giampiero Reverberi e i suoi Rondò. Anche la voce del carrettiere incisa in Ciuri ciuri diventa l'occasione per fermarsi a riflettere ("ora fa il camionista - sospira Vincenzo - è questa è una cosa terrificante") sull'avvenire di una terra che dalle invasioni e oppressioni è sempre uscita indenne, ma ogni volta con un pezzetto di anima stropicciata per sempre. Legato tenacemente alle correnti mitiche della Trinacria, che con una serenata ripescata dal dimenticatoio, o il grido cantilenante di un ambulante, tornano alla luce dopo una navigazione sotterranea durata secoli, Vincenzo Spampinato con (auto)ironia alla fine veste i panni di propheta ludens ("abita al orgo, l'avete mai visto mai?") per immaginare un futuro in cui gli scempi di Gela e Priolo siano un vago ricordo, le auto elettriche e l'energia eolica. "Una California d'Europa", dice. Ma a noi piace pensare che la volesse chiamare solo col suo nome, Sicilia.

Per info: www.kokalos.com

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La recensione Kokalos di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-12-15 00:00:00

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