Il primo album solista di Gora è un esperimento sincero quanto innocente, ricco di cuore e passioni primitive. Affetti familiari, storie di una terra, la ricerca di un riscatto. Al di là di questo il lavoro, nelle sue gesta più rap, nasconde qualche difficoltà a prendersi sul serio. E se da una parte è un album ricco di sensibilità, dall'altra sfoggia ridicole imprese hip hop che lo imprigionano nella trappola testuale più comune. Le parole di "Sexy Lady" o "Love My Girl" ad esempio, sono semplici cumuli di messaggi facili e senza sale, apprezzabili solo nell'ottica stereotipata del genere. Se a questo poi si aggiunge la collaborazione di Tormento tutto risulta più comprensibile: molte smancerie, pochi fatti.
Musicalmente l'album è comunque un prodotto completo, quanto meno ricercato. Un disco dai molteplici spunti, difficile da qualificare in un contesto prettamente hip hop, passando dal reggae dancehall, dove peraltro la voce calda di Gora sembra particolarmente adatta, alle atmosfere più pacate e leggere dell'r&b. Rilievo prendono soprattutto due tracce: "Wu Cumpra", con la collaborazione di Esa, e "Yaye", dove la caratterizzazione personale di Gora prende la direzione più bella e sincera con un testo in lingua wolof (lingua senegalese) dedicato alla madre. Ed è il risultato di quest'ultima traccia che non mi fa capire perché Gora si affidi all'italiano per parlare di lui, cosa che lo lascia cadere nella trappola dei messaggi più banali; o meglio: la ricerca di alcuni messaggi che abbiamo una certa sensibilità sociale ci sono e ben vengano, ma il modo di trattarli a livello lessicale è molto povero e limitato. Se le diciotto tracce avessero avuto l'anima e la musicalità della sua lingua, questo album sarebbe stato un piccolo capolavoro. Emozionante, toccante direi.
Il consiglio è quello di allontanarsi dal solito stile clubbing. Che poi decida lui se scegliere di fare ballare culi o cuori.
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La recensione My Flow di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-04-30 00:00:00
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