Sotto il cappello di Coca Puma

Dopo il buzz suscitato dai primi live la cantautrice romana pubblica "Panorama Olivia", disco d'esordio che sa tenere insieme nu jazz, elettronica, dream pop e post rock. Ce lo siamo fatti raccontare da lei, assieme a una playlist da gustarsi in attesa di rivederla dal vivo a MI AMI

Coca Puma
Coca Puma

È nata nel 1998, è romana. Ha un moniker fantastico, che poi in realtà è un diminuito creativo del suo vero nome, Costanza Puma (gran nome a sua volta). Chi l'ha vista sul palco dello scorso Dr. Martens Fest presented by MI AMI o in occasione dei nostri ultimi CBCR live al Bellezza (ricordo un paio di amici che sono venuti da me, estremamente entusiasti di quel che stavano sentendo) ha avuto come una rivelazione.

Difficile guardarla negli occhi, per via del cappellino sempre abbassato sul volto, impossibile non notare il talento e l'ecclettismo delle sue composizioni. Coca Puma ha formazione nu jazz, ma la sua musica spazia un po' ovunque, in una terra di nessuno tra l'elettronica, il dream pop, l'ambient e il post-rock. Ora è uscita con il suo primo vero disco, Panorama Olivia, per Odd Clique e Dischi Sotterranei.

Siccome lei è una brava brava e siccome ci sarà la possibilità di sentirla live domenica 26 al MI AMI Festival, abbiamo fatto due chiacchiere con lei. 

Il titolo del disco anzitutto: perché?

I brani racchiusi in questo disco sono stati scritti, prodotti e lavorati in tempi e luoghi diversi, nel corso di 2/3 anni ormai, tra Roma e un rifugio creativo immerso nel verde della valle del Treja, da qui "Panorama”. "Olivia" invece è il nome di una gatta che veniva spesso a trovarmi in questa casa di campagna, ed è stata quindi testimone di quei momenti sospesi e, in qualche modo, di tutto il resto: le storie e le emozioni che hanno ispirato i brani, gli strascichi della città, i momenti di riflessione.

Cosa tiene assieme pezzi molto diversi tra loro?

Eheh, mi rendo conto che i brani hanno tante influenze diverse… immagino che ciò che li rende coerenti, compatti, sia da una parte la scelta maniacale dei suoni, dall’altra la ricerca di un nuovo stile. In generale mi sento di dire che ciò che muove questo primo disco è il mio gusto, la mia vita, la mia identità.

Ci racconti la tua formazione dall'inizio?

Sono stata autodidatta per una vita, ho sempre scritto, suonato pianoforte, chitarra, canto… poi verso la fine del liceo, quando ho capito che da diletto mi sarebbe piaciuto trasformare la musica nella mia professione, ho incominciato a studiare. Mi sono trasferita a Valencia per un anno, dove ho registrato un primo EP con la mia vecchia band e preso lezioni private. Successivamente sono entrata al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma e mi sono laureata in Composizione Jazz. Adesso cerco di imparare lavorando, ascoltando e relazionandomi con le persone che stimo e seguo.

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Su cosa stai lavorando oggi?

Continuo a migliorare facendo, suonando, producendo, sperimentando e seguendo il lavoro delle persone che stimo. YouTube anche, è pieno di gente entusiasta di insegnarti la qualunque. Soprattutto cerco di ascoltare molta musica, che oltre ad essere un piacere è anche un ottimo esercizio. Mi piacerebbe trovare il tempo per riprendere con le lezioni private, magari più avanti. 

Come definisci la tua musica, se lo fai?

Non mi sono troppo preoccupata di questo. Trovo che oggi ci sia la tendenza di dover per forza categorizzare, incasellare stili, persone, cose. Questo non mi piace. 

Come mai Odd Clique e Dischi Sotterranei: perché avere due label?

In primis, Vasco Alessandrelli, co-fondatore di quello che inizialmente era un format di serate a Roma, pieno di musica, artisti e contaminazioni - Odd - iniziò a seguirmi e a darmi una mano, diventando poi mio manager. Successivamente è arrivata Dischi Sotterranei ed è stato amore a prima vista!! Quando le cose hanno iniziato a concretizzarsi, nel frattempo nasceva Odd come etichetta, quindi è nata la collaborazione tra le due. 

Hai sempre un cappellino calcato sugli occhi. Sei molto timida?

Nasce perché mi vergognavo di farmi vedere e, ad essere sincera, è ancora lì per quello. Ne ho centinaia. Scherzo. Sono a corto ultimamente perché me li perdo ovunque. Accetto consigli su Roma, esclusa Porta Portese perché già ci vado.

Esiste una scena nu jazz in Italia? Quali i suoi luoghi e le realtà di riferimento?

A Roma, i luoghi dove ogni tanto si sente qualche gruppo del genere sono il Monk, la Casa del Jazz, Roma Europa, L’Auditorium, l’Alcazar, qualche Jam… a Milano so che il Biko è un locale che ospita tanti artisti del genere ma io ancora non ci sono mai stata. Ci sono poi tanti festival in giro per l’Italia. Se c’è una scena non saprei, forse sì, a Roma non direi che è così florida. Soprattutto di locali dove realmente si può creare movimento ce ne sono pochi. Ripensando alle jam, a Roma ce ne sono state alcune che hanno creato dei bei nuclei: Jammit e Tonio’s Jam. 

Sta cambiando il pop italiano, sta diventando qualcosa di più "alto"?

Non lo so me lo auguro! Secondo me la gente ne ha le palle piene di sentire musica scritta a tavolino.

Cinque canzoni che hanno influenzano il tuo disco?

Domanda difficile, ci provo:

Jan Jelinek - Tendency

Loveable - Eliza

Jesus forgive Me, I am a Thot - JPEGMAFIA 

Erasmo Carlos - 26 Anos de vida normal

Archy Marshall - Any God of Yours

Peel Dream Magazine - Up and Up

Kelly Lee Owens - Arpeggi (cover incredibile)

Stylo - Gorillaz

Broadcast - Echo’s Answer

Scusate ho superato il limite. Impossibile solo 5!

Cosa porterai a MI AMI?

Il disco con qualche sorpresa in più. Le date del tour le farò assieme a due fantastici musicisti e amici: Stefano Rossi (basso), Davide Fabrizio (batteria). Ci vediamo al MI AMI!

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L'articolo Sotto il cappello di Coca Puma di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-04-19 11:32:00

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