Il nono disco di Caparezza è un viaggio dentro di sé e nel cosmo. Ambizioso e immaginifico come sempre
Fa un po’ strano dover dare un giudizio sul nono e nuovo disco di Michele Salvemini in arte Caparezza dopo un paio di ascolti, considerando che, se va come con gli otto precedenti, a Orbit Orbit dedicherò ascolti prossimi alle tre cifre. Ognuno ha i suoi artisti del cuore, i suoi ascolti confort. E Caparezza, per chi scrive, lo è per eccellenza. Sebbene io abbia una decina abbondante di anni meno di lui, con l’artista pugliese sono cresciuto nel senso letterale del termine. Cresceva lui come artista e come uomo, crescevo io come ascoltatore e come uomo. Con qualche contraccolpo e spiacevole incidente – lui li problemi di udito, io… be’ lasciamo perdere, non è questo il focus –, ma senza pretendere di trovarsi in un punto del percorso differente rispetto a quello prestabilito dallo scorrere del tempo.
Eppure eccomi qua a buttare giù qualche idea su queste 14 tracce che arrivano a quattro anni da Exuvia, un’era per la discografia attuale, ma nulla più che la “normale” gestazione di un disco di Caparezza. In realtà, quest’ultima affermazione non è granché corretta. Perché non c’è stato quasi nulla di normale nel modo in cui si è arrivati a Orbit Orbit. Lo ha raccontato Michele stesso. Dopo il grande trauma dell’acufene, che ha preceduto e influenzato l’uscita di Prisoner 709, è arrivato un nuovo choc, la progressiva perdita di udito, che ha fatto da innesco a una fase molto complicata da un punto di vista psicologico.
Bene, questo disco (dopo quello dedicato alla prigionia e quello alla fuga) è quello della libertà. “È un disco felice, positivo”, ripete sempre Capa, per confermarlo a sé stesso e alla platea. Perché, in effetti, la felicità ce l’hanno descritta in una maniera differente in questi anni. Dolosamente. La libertà per Caparezza è possibile solo attraverso l’immaginazione, perché la “real life” dell’essere umano è troppo limitata e condizionata da mille fattori (la relatività, anzitutto) per poterci ambire.
E così – assieme a Museica, il capolavoro assoluto dell’artista pugliese, cui questo album somiglia per afflato e aspirazione – ecco Orbit Orbit, un disco immaginifico che racconta un viaggio nel cosmo e dentro sé stesso. Che concede all’artista una prospettiva privilegiata, quella che ti fa dire che da lassù “la Terra è bellissima”, sì, ma che casino.
A rendere il tutto incredibilmente stratificato e complesso – troppo? Forse. Ma con gli artisti funziona così, anche se, mentre allenavamo algoritmi, ci siamo drammaticamente disabituati a rispettare le altrui “regole d’ingaggio” – la concomitanza tra l’album e l’omonimo fumetto realizzato assieme a nove disegnatori, ogni capitolo del quale “accompagna” un brano. Musica e tavole, di cui si può fruire assieme, o in maniera totalmente indipendente.
Da un punto di vista sonoro – anche se non mancano richiami alla musica italiana degli anni passati, con tanto di sample di Morandi, e un accenno di drum’n’bass –, le fondamenta sono affidate in maniera più omogenea che in passato a space music, o cosmic music, degli anni ’70 e ’80, di cui Capa è fan da sempre. Rockets, Kraftwerk, Ganymed, I signori della galassia. Gente truccata e mascherata, come in un fumetto. Perché, Capa lo ripete di continuo, i fumetti lo hanno salvato. Nel periodo più buio ha ripreso in mano, “in maniera ossessivo compulsiva”, la sua grande passione da bambino, e lì dentro ha ritrovato senso e sorrisi. A comic book saved my life – potenziale singolo di un disco con veramente poche concessioni radiofoniche – è un inno a questo genere letterario, a cui sono dedicati riferimenti in ogni pezzo.
Sparita completamente, ormai, la voce “caparezziana”, dietro cui l’artista per anni si è “celato” e “tutelato”, caduti molti giochi di parole, i testi sono introspettivi e al contempo altissimi, come e forse più di sempre. “Un disco da vecchi” scherza Capa. Ma quest’ammissione è la più totalizzante delle liberazioni.
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La recensione Orbit orbit di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-10-31 07:38:00

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