NavaGabbeh2025 - Cantautoriale, Elettronica

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Gabbeh è un disco che in ogni suo nodo rivela dettagli preziosi, un affresco techno-pop che proviene dalle profondità di un'artista dalla sensibilità speciale

Dalle profondità di un clubbing intenso e pieno di significati emotivi e politici, dalle profondità di un corpo performativo che poco a poco si è fatto notare nel panorama musicale, ecco arrivare il disco di esordio di NAVA, artista italo-iraniana molto interessante, che arriva alla fine del 2025 a mettere un punto ad un percorso che dura ormai da qualche anno, tra sperimentazioni elettroniche, multilinguismo e grandi sonorità avvolgenti.

Si chiama Gabbeh questo disco, come i tappeti persiani annodati a mano, e si può dire che l'assemblaggio dei vari brani sembri una disposizione più o meno ordinata di suoni dal diverso colore, dal design abbastanza minimalista, proprio come un manufatto artigianale ben assortito. C'è spazio per l'eleganza ma allo stesso tempo per la ruvidezza, per gli strappi violenti e per le distensioni sonore di stampo più ambient. Come a lavorare una vera e propria composizione visiva NAVA ed Erio - co-autore dell'album - hanno creato un affresco di techno pop che riesce a flirtare con mille derive senza mai perdere la bussola del racconto.

Ci sono alcuni appuntamenti fondamentali che costituiscono la colonna vertebrale di Gabbeh. Poki, l'incipit, è letale, e segna l'inizio di una sorta di emersione sonora di un tesoro, con il suo incedere aggressivo e hyperpop, e apre una prima parte che sale di intensità, fino ad arrivare alla coppia September Skies e Jadoo, il vero cuore di perla del disco. Da una parte grande intensità emotiva e moduli sonori massicci, dall'altra la rielaborazione di ciò che il pop contemporaneo anglofono sta facendo dopo la lezione incredibile di Sophie. C'è tanto studio dietro tutto questo, e ci sono quattro mani molto abili, che hanno reso la risultante molto più di una semplice somma delle parti.

In questo continuo rimescolare di carte c'è uno spazio d'onore riservato anche al pop più dolce, quello che con le soluzioni armoniche giuste spalanca il cuore come solo i grandi ritornelli sanno fare. Fa specie che ciò arrivi in Aisle3, un brano che mette in contrasto la grande asciuttezza della parte ritmica e la morbidezza del cantato, in un connubio speciale, che spalanca le porte alla seconda parte del disco, più oscura e riflessiva. Il culmine arriva con Kashan, con le parole in italiano, gli effetti che moltiplicano la voce, la sensazione di essere totalmente avvolti da questa musica sintetica ed esaltante.

Gabbeh è un disco che in ogni suo nodo rivela dettagli preziosi, frutto di un lavoro certosino. Si percepisce la grande collettività che sta dietro la produzione musicale, si percepisce una sensibilità speciale dietro un'artista che forza i confini dei generi, canta in italiano, inglese e persiano e cambia lingua senza creare scossoni di suono. Nella musica di NAVA tutto è generato e levigato da una stessa sorgente creativa, tutto converge verso un unico luogo per costituire un grande edificio sonoro, prima di tornare ad abitare un club sotterraneo. 

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La recensione Gabbeh di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-11-14 11:04:00

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