Ricca In progress 2001 - Techno, Strumentale, Sperimentale

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Non ci sono più le mezze stagioni... si stava meglio quando si stava peggio... oggigiorno con questi computer si fanno cose incredibili. Partiamo proprio da quest’ultimo luogo comune. “Pensato e ideato da me in collaborazione con il mio computer” c’è scritto, programmaticamente, sul cd-r realizzato da RiccA tramite campionatore, software di editing e sequencing multitraccia. Non si fa fatica nel ricorrere alla categoria della “techno sperimentale” per dire che ci troviamo in presenza di un onesto tentativo di riproposizione di un atteggiamento, prima ancora che di certi stilemi e certe sonorità, che affonda le sue radici in esperienze ‘storiche’ ormai ‘santificate’ come quelle dei Coil in casa Brainwashed o dei finnici Pan Sonic.

Gli appassionati del genere sanno cosa aspettarsi: ritmiche di diversa matrice (dalle ormai canoniche sonorità liquide, ottenute con filtri passa-banda e di inviluppo, che si ritrovano in “Maria my love” e “Plumbeo”, alle casse house che conferiscono un bel tiro a “Tragedy-a”, uno dei brani più riusciti, alle percussioni tribal di “Afrosambario”), ‘istituzionali’ tappeti di sintetizzatori (a volte appena percepibili, a volte molto caratterizzanti, come in “Mistycal Machine”) la ripetuta ossessività trance di certi pattern, quasi minimalisti (come in “In progress”). A opinabile giudizio di chi scrive, la ghost track, o meglio, la traccia 9 senza titolo (che riprende il primo brano) è forse nella sua semplicità quasi ambient l’episodio migliore di tutto il CD: sonorità scure, voci ‘trasmittenti’ sapientemente effettate, l’ossessivo insistere del synth su due accordi, ottengono un risultato decisamente interessante e suggestivo, tra atmosfere elektrodub e una vaghissima reminiscenza degli ultimi Radiohead.

In definitiva il CD presenta episodi più convincenti e altri più scontati, risultando comunque sempre dignitoso. Se da un lato la cura e l’impegno posti nella realizzazione del prodotto sonoro appaiono immediatamente evidenti anche a un primo ascolto e vanno ascritti a indubbio merito dell’autore, occorre pure notare che purtroppo esiste effettivamente una differenza di “riuscita” nella musica elettronica tra l’impiegare ricercate e costose macchine di un certo livello, magari in uno studio dedicato e in team con altri dj e musicisti, e il lavorare da soli con la più abbordabile e ‘democratica’ accoppiata campionatore + computer.

Si devono comunque rilevare alcuni limiti e qualche innegabile ingenuità. Tra queste ultime mettiamo sicuramente anche una certa scontatezza dei titoli e della presentazione: se i titoli devono essere in inglese, almeno scriviamoli correttamente :-) (Mystical e non Mistycal) poiché questi, che pure sembrano aspetti secondari, hanno invece la loro importanza nella buona realizzazione di un progetto.

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La recensione In progress di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-09-05 00:00:00

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