Sultan BatheryS/T2014 - Punk, Psichedelia, Garage

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Garage ruvido vicino ai Mudhoney ma con un'ottima conoscenza del freakbeat: un'altra grande garage band dal Veneto

Il loro ruvido garage rock apparentemente sembra più vicino ai Mudhoney che ai suoni degli anni Sessanta: ma sotto la patina di rumore i vicentini Sultan Bathery rivelano in questo loro esordio anche una profonda conoscenza del freakbeat e delle Pepite di Lenny Kaye.

Il risultato è un disco che non si vergogna di pestare sull'acceleratore del fuzz, ma che imbrocca volentieri strade anche più tortuose a livello compositivo ("Purple moon", "Nightmare one" e "Flowers of evil" con quel loro tocco un po' voodoo), o si lascia ogni tanto andare a qualche bella sgasata ignorante in stile Jay Reatard ("Good to me"), alternata magari a un po' di relax al volante in modalità-crociera-Jack White ("Mirror").

Il tutto con una disinvoltura e una serenità da veterani, anche quando i bpm aumentano e il volume degli amplificatori sale, la band vicentina dimostra sempre di avere il pieno controllo della vettura: sarà anche uscita da poco dal concessionario (prima di questo disco, solo l'ep "Firework" del 2012), ma per loro è come se il contachilometri segnasse già 50.000. Se serviva un'altra dimostrazione che, nell'ideale geografia del rock italiano odierno, è il Veneto a sfornare le migliori band garage, beh eccola qui: Sultan Bathery.

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La recensione S/T di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-03-05 00:00:00

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