Un album dall'afflato dreamy e da rarefazioni ambient; una colonna sonora dal suggestivo immaginario cinematografico, che unisce il piano e l'elettronica
Ethereal Chronicles è un album dall’afflato dreamy e da rarefazioni ambient che rendono il suo sound un’esperienza meditativa, privata. L’aspetto emotivo e quello introspettivo sono due elementi cruciali per descriverlo; i pezzi sembrano essere concepiti e realizzati nella solitudine di una cameretta dove Lionel Scardino connette abilmente il piano con l’elettronica. La sua poetica strumentale è composizione senza canto, quasi una colonna sonora che sembra poggiare su un immaginario cinematografico molto suggestivo.
Nella sequenza di dodici brani, si snoda la ricchezza della tessitura compositiva che rende piacevolissimo l’ascolto. Seguendo un’estetica da sogno, le tracce si susseguono e approdano a momenti di sospensione in cui tutto sembra spegnersi ma poi si accende. Chi lo dice che le canzoni funzionano meglio se vengono cantate? Ethereal Chronicles arriva benissimo senza testi e Scardino sembra guardare, da lontano, alcuni percorsi strumentali dei Sigur Ròs o della Cinematic Orchestra, seppur senza una band, ma nascosto dietro ad un piano verso sperimentazioni elettroniche. Suggestiva l’“Introducciòn” e poi la sfumatura malinconica di “Buenos Aires” a cui seguono “Viaje” e “Perdido” dalle incantevoli tinte espressive. “Tiempo”, “Enya” appaiono come un documentario sonico che approda in spazi siderali dove il tempo sembra essersi fermato (“Transimulator”, “Deriva”).
Il nostro compositore argentino sparge gocce di pianoforte su piani sequenza di strade da sogno bagnate dalla pioggia. Nel crepuscolo discreto dell’elettronica, si respira un’aria dolce che non ci fa andare più via.
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La recensione Ethereal Chronicles di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-06-24 20:07:03
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