Riccardo Bonsanto Siamo soli, io e te 2020 - Cantautoriale, Country

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Un album di esordio country-folk che è un omaggio a Mannarino e che colpisce per grazia e sensibilitàe

Riccardo Bonsanto ha fatto un girotondo intorno a se stesso prima di pubblicare il suo album dal titolo “Siamo soli, io e te”; una prova di cantautorato per affermare l’incanto dell’esordio toccato da grazia e sensibilità. E’ vero, non si scopre nulla di nuovo ascoltando questo disco e Bonsanto sembra il solito incantatore country-folk, per certi versi anche un po' gipsy, che ama sprofondare nelle sue voluttuose canzoni. Eppure, udite udite, proprio negli abissi dei brani, la carne viva dell’amata canzone d’autore si tramuta in raso, seta, fibra spirituale. Ecco quindi che il nostro giovane artista si mette a nudo e mette in musica tutti i passaggi della sua altalena sentimentale, senza concedere nulla alla scontentezza o all’autocompiacimento. “Siamo soli, io e te”, quasi un omaggio a Mannarino, è vivo di passaggi sonori, armonie vocali, arrangiamenti e ospiti importanti (Gidon Kremer, Giedre Dirvanauskaite).

Una canzone qualunque d’un marinaio qualsiasi” è una ballata che riesce a dare un volto all’inquietudine e all’amore, una voce intima sui mille dubbi di un’anima. “Atto di fede” riflette sul disinganno; la ritmica del pezzo è serrata e dura come una condanna senza essere, per questo, un manifesto politico. Torna la dolcezza melodica con “Eterna serenata” che vira presto nel pop e ci parla nuovamente d’amore mentre “E c’è un uomo che piange” sembra una fantastica ola che sale e scende con vigore, rabbia, allegria a dirci di brindare alla vita “che è già finita in un bar in città”. Mannarino è sempre dietro l’angolo e il folk di “Non rimane che poesia” è un pop cadenzato dal sapore di cent’anni fa; con rustica dolcezza arriva “Siamo soli, io e te” il pezzo che dà il titolo all’album: lontano dalla confezione perfetta che cerca il plauso a tutti i costi, ci conduce tra le pieghe notturne del sentimento. L’album si chiude con “Dissipatio H. G.” e “Arawak” che parlano di battaglie combattute e mai vinte, di un ritorno al guscio dei primi sogni, segni di un vecchio e mai sopito amore per il cantautorato.

Forse poco originale nello stile ma di sicuro un bravo musicista, Bonsanto presenta un album che evita i virtuosismi ma che ci cattura per emotività e coinvolgimento.

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La recensione Siamo soli, io e te di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-03-27 16:55:00

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