kkot Driller 2020 - Sperimentale, Elettronica, Ambient

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Un'amalgama di cupa e trapanante ambient.

Lasciate forse del tutto alle spalle le onde della chillwave, Marco Ricci, anima dei Casa del mirto, dà alla luce il secondo disco in due anni sotto lo pseudonimo di Kkot. Si abbandonano le parole della lingua finlandese, si abbandona la vena industrial, per approdare in altri mari, meno tempestosi forse, ma dalle acque più torbide.

Sette tracce. Titoli che evocano oggetti del mondo scientifico: anione, parallasse, ellissoide, assioma. E soprattutto un sound che si fa molto più avvolgente, alienante. Come suggerisce il titolo stesso, "Driller" è un album che arriva atrapanarci. Una trapanatura lenta, che procede millimetro per millimetro dentro di noi. E si diventa tutt'uno col suono. Siamo tutt'uno con questa amalgama di ambient metallica.

Si comincia con "Anion", che ci introduce a questa serie di atmosfere gelide e stranianti. Un suono che ricorda appunto quello di un trapano viene fatto riecheggiare come tappeto su cui poggiano dei battiti strazianti. Poi il tutto si placa, ma piano piano torna a crescere per raggiungere il picco in "Contraction", unico brano dove compare una componente ritmica (elettronica). Collocato al centro esatto del lavoro, fa da separatore tra due climax ascendenti, uno che va dalla traccia 1 alla 3, e l'altro dalla 5 alla 7. Quest'ultimo, che parte più pacato e gentile, costituisce la coda del disco. "Axiom" si interrompe bruscamente e ci riporta alla realtà.

Un album certamente per pochi. Per chi avrà la pazienza di farsi perforare da questo driller.

 

 

 

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La recensione Driller di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-05-11 00:18:25

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