Nazarin 1981 2021 - Cantautoriale, Pop rock, Rock d'autore

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Country, folk e rock che riecheggiano alle pendici dell'Etna, tra le strade di Catania, per ricordarci che siamo vivi!

1981, l'ultimo lavoro di Nazarin (Salvo Ladduca) uscito per Viceversa Records nasce dalle viscere della Sicilia, dalla potenza dell'Etna e dai racconti di una vita piena di chilometri lasciati alle spalle e di persone e musiche incrociate e portate con se. Una storia che si incrocia e si rispecchia nell'immagine del figlio Elia.

La prima traccia Bronte ci porta dentro un tentativo di contaminazione strumentale medio orientale che però risulterà, alla fine dell'ascolto del resto dell'album, poco indicativo rispetto allo stile generale del disco. Sembra un esperimento che, non particolarmente riuscito, per quanto suoni bene e sia ben prodotto, non verrà più sviluppato e declinato nelle altre canzoni.

1981 vive una sorta di doppia vita: da un lato un assetto classicamente folk e country e dall'altro degli accenni felicissimi di rock alternativo, forse un po' troppo trattenuti e che invece avrebbero potuto dare un respiro diverso e un ambient un po' più mordace.

Nella parte più folk e quindi naturalmente più narrativa troviamo canzoni come Davanti agli occhi dove la voce di Salvo Ladduca si mostra subito al pieno delle proprie capacità evocative con il suo timbro di voce molto vicino, ora a Vinicio Capossela, ora a Ivano Fossati. La canzone ha un'andatura - uso una sinestesia - "afosa", come un pomeriggio d'estate siciliana, con dentro tante immagini di vita normale, di incontri giornalieri così poco abbozzati che acquistano un velo di mistero. La canzone si apre sul finale dove finalmente con l'ingresso delle chitarre elettriche tutti i conti dell'arrangiamento iniziano a tornare. Stesso assetto folk, con un po' di grinta in più troviamo in Dei mille incroci dove la voce si muove lentamente in un'andatura di batteria sostenuta e ricorda la maniera di Franco Battiato. Nello stesso solco stilistico si trovano anche Per averti sul cuore e il piccolo gioiello Artaud al macello che vive della voce di Mauro Ermanno Giovanardi autore di una grandissima prova di narrazione e della voce del sax di Roberto Romano che ci dona un solo dall'alto tasso di commozione e totale catarsi rabbiosa.

Per quanto riguarda invece l'assetto un po' più elettrico e rock, sono da segnalare Genesi che parte con un riff di chitarra elettrica e chitarre acustiche d'accompagnamento con una batteria molto essenziale e piena di groove dove il testo, con le sue ripetizioni diventa un caleidoscopio nel quale i concetti girano e rigirano senza soluzione di continuità e Aspettando l'alba che è un'accorata preghiera affinché l'alba torni, nonostante tutto, adagiata su un arrangiamento con più mordente, dal sound più deciso.

Sorprendente per la capacità di prenderti nel profondo è Girotondo con un'introduzione di chitarra acustica e vocalizzi che sembra volerti un po' sbeffeggiare mentre ti prende dentro le sue spire. La voce si fa più suadente che nelle altre canzoni, c'è qualcosa di sensuale nel consiglio di girare sul tempo che passa. Ci si trova senza rendersene conto dentro una filastrocca da girotondo con qualcosa di inquietante a girare assieme a noi, apparizioni di fantasmi, di ombre che puoi intuire soltanto con la coda dell'occhio. All'improvviso, così come è iniziata, finisce.

Perditi con me ha un'andatura sognante, forse più leggera e meno strascicata rispetto al sound generale. Potrebbe essere dedicata al piccolo Elia, figlio di Salvo. Sembra l'invito a lasciarsi andare, a perdersi (con le spalle coperte dal proprio padre) tra le brutture del mondo, compresa l'assenza di una madre, vivendole per ciò che sono e senza mai lasciarsi risucchiare. Domani si parte è musicalmente una reprise di Perditi con me e racconta di una decisione fiera e risoluta: domani si parte e ci si lascia alle spalle tutto, per abbracciare il futuro.

1981 è, come detto, un disco che si muove essenzialmente su due fronti: il country folk e un quasi rock alternativo. Il sound è ben definito e non brilla per originalità o innovazione armonica. Questo ultimo lavoro non serve per acchiappare nuovi fan con giochi pirotecnici. Piuttosto è un disco per chi già conosce Nazarin e segna una maturazione nel cammino di questo progetto che è fatto più per la coerenza artistica che non per la popolarità. Proprio l'aspetto artistico inteso come integrità musicale e volontà di non piegarsi alle mode rende questo disco un'opera importante che merita di essere ascoltata con attenzione e concentrazione.

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La recensione 1981 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-08-20 23:15:00

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