Una bella band nata da una bella storia per un bellissimo disco
Avete presente quando un bell'incontro fa nascere qualcosa di buono anche dal punto di visto culturale, artistico e, per così dire, umano? Beh, questo è, esattamente, il caso dei Savana Funk. Già perché, come scrivono i tre: "Aldo, Blake e Youssef si incontrano nella primavera 2015 a Bologna, scatta immediata una rara sintonia umana e musicale". Dopo anni e anni di lavoro ne viene fuori questo Tindouf che per come vedo io le cose e il mondo, ma anche la musica, è uno dei dischi più solari, più spumeggianti e più caldi dell'ultimo anno.
La miscela dei bolognesi è infatti un funk tropicale e pieno di rimandi alla grande tradizione del lato più afro del genere, come conferma un pezzo quale Afroomon e ribadisce la bellissima Keta Diva. I pezzi sono suonati benissimo, sono ricchi di arrangiamenti stilosi e eleganti ma se state pensando a un mero esercizio di stile vi state sbagliando di grosso: una traccia come, giusto per citarne un'altra, Kontiki Blues è materia sonica palpitante, fumante come una colata di lava appena eruttata da un vulcano di un'isola tropicale.
Oltre a invitarvi, appena possibile, ad andare a sentirli dal vivo (per altro il trio è diventato un quartetto con l'arrivo di Nicola Peruch alle tastiere) vorrei ribadire ancora un concetto: il fatto che questo disco sia, al contempo, perfetto nell'esecuzione con elementi jazz molto forti ma anche genuino nell'attitudine conferma, una volta in più, come al di là di ogni logica punk del do-it-yourself essere i più bravi della classe non è un reato ma, anzi, potrebbe essere uno stimolo per creare qualcosa di bello, forte e vero.
Bello, forte e vero, esatto, proprio come questo disco che, prima di lasciarvi, vorrei ricordare come i bolognesi hanno anche una profonda, anzi profondissima coscienza etica. Ma voglio dare "a loro la parola" per spiegarvela meglio.
"Tindouf è una città algerina, che ospita un grande campo profughi, edificata sull’altopiano di Hammada, il Giardino del Diavolo, chiamato così per il clima durissimo, segnato da temperature estreme e tempeste di sabbia.
I Savana Funk sono per vocazione identitaria attenti alle tematiche relative al multiculturalismo e all’immigrazione; già nell’album “Savana Funk” hanno inserito un brano intitolato Calais Blues, altro luogo di passaggio e di frontiera, descrivendo in musica il viaggio, il sogno, il coraggio, la fatica, la pena e quella vena di follia, che albergano nel cuore dell’umanità migrante".
Ah, per altro questo è uno dei dischi migliori del 2021, l'avevo già detto no?
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La recensione Tindouf di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-07 08:13:00
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