Esordio fortemente ispirato alle sonorità alt-rock di fine anni '90/inizio anni '00, senza purtroppo riuscire a recuperarne la dirompenza e la vitalità.
SLOTH, ep d’esordio degli Aimless, quartetto originario di Monza, è uno dei dischi la cui nascita è stata pesantemente influenzata dall’onda lunga della pandemia. I cinque brani che compongono l’album, infatti, costituiscono altrettanti tentativi di sfogare e cristallizzare in musica riflessioni e stati d’animo nati nel periodo di lockdown, e di parlare degli effetti che quest’ultimo ha avuto a livello personale sulla vita dei quattro membri.
I suoni che gli Aimless hanno deciso di impiegare sono profondamente ispirati all’ondata statunitense alt-rock di inizio millennio, con una canonicissima formazione a due chitarre, basso e batteria. Purtroppo il risultato finale è eccessivamente derivativo: i cinque brani sono tutti rivestiti da una patina di già sentito che rimanda con troppa evidenza alle sonorità a cui dicono di ispirarsi; fate un frullatone dei dieci singoli più trasmessi nel 2003 da MTV in qualche segmento di programmazione dedicato al rock, versate il risultato in cinque stampini a forma di canzone e otterrete questo disco. Gli spunti più promettenti si trovano nell’ultima traccia, no roof, dotata di una cazzimma che la pone una spanna sopra le altre quattro tracce: purtroppo questo brano da solo non basta a spezzare le catene di un’ispirazione troppo pervasiva nell’influenzare le scelte stilistiche.
Dedicarsi ad un genere così ampiamente esplorato è una scelta meno facile e scontata di quanto si pensi: gli Aimless dovrebbero sfruttare questo primo breve ep come un’ottima occasione per prendere le misure, allo scopo di mettere ulteriormente a fuoco il proprio suono con la prossima uscita.
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La recensione SLOTH di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-29 22:17:34
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