Niente di nuovo sul fronte hard rock-blues tricolore, ma un esordio così se lo sognano in molti
Niente di particolarmente nuovo sul fronte hard rock-blues prodotto in Italia ma, onestamente, fossero tutti così, sotto certi aspetti. Ci riferiamo a un album deciso, diretto, di pieno impatto e senza mezzi termini come Dips, il primo bel lavoro in studio dei piemontesi Rusty Groove. Forti di una precedente e corposa esperienza proprio in termini di costruzione stilistica legata a una forma sonora che non rinuncia mai – doverosamente – alle proprie radici senza pretendere chissà cosa in ambito evoluzionistico, Marongiu, Giroldo e Gertosio sanno perfettamente cosa voglia dire avere 'groove' e saper arrugginire i ferri del mestiere – appunto – affinché si mantengano sporchi, graffianti e urticanti al punto giusto. E come calcare la mano tra le viscere delle proprie passioni nella maniera più opportuna se non mettendosi in viaggio per poi riportare tutto a casa e fare ordine tra le mille idee e le svariate suggestioni d'oltreoceano.
Ecco perché un album come Dips può sembrare l'ennesima produzione derivativa e fine a se stessa ma, in fin dei conti, non lo è affatto perché suggestionata dalla realtà delle cose toccate veramente con mano. E allora le ispirazioni originarie assumono anche un po' di quel sentore 'southern' che male non fa all'incedere sinuoso delle sensazioni complessive che fanno capolino pure ai confini di un desert rock emancipato dalle bordate alla Kyuss o Queens Of The Stone Age e miscelato a fattezze più di matrice classica che prevalentemente sabbiosa (quasi esemplare Every memory). Deep Purple – sia formazione storica che, in diversi ed esaltanti momenti, periodo Coverdale / Hughes – e Doors meno in acido e più in comunione con Blackberry Smoke attualizzanti governano il tutto da puri sciamani dell'ispirazione sostanziale. Ma irrompono anche grandi 'murder ballads' con radici magistralmente folk tanto delicate quanto oscure nel proporre personalissimi fantasmi del delta (magnifica soprattutto At the wrong time) e sinistri andamenti da puro whiskey bar (notevole, in questo senso, Paradise strip), così come si percepiscono chiaramente anche vaghi scontri frontali addirittura più punk-heavy (Cages).
Senza alcun dubbio un ottimo album con tantissimi spunti anche ben funzionali a una resa dal vivo di grande sostanza e coinvolgimento.
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La recensione Dips di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-30 12:01:31
COMMENTI (2)
@IgorMarongiu Grazie a voi e in bocca al lupo per tutto!
@veddie84 Stefano!!! grazie infiniteeee!!! scusa l'imbarazzate ritardo....ma cela siamo persa!!! sorry! grazie ancora! Rock & Roooolllll!!!!
Rusty Groove