CRU Crudo 2022 - Lo-Fi, Psichedelia, Pop

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Un pop incredibilmente ricco, schivo e inondato di input fatti di ritmi blandi ed elegantissimi, dove fermarsi per vedere che effetto fa il mondo intorno, dove anche la luce illumina le strade in modo feroce

Crudo è uno di quei dischi per cui basta l’ascolto della prima traccia per capire che servirà solamente sedersi comodi, con delle cuffie giuste, e godersi ogni singola nota senza essere disturbati. Crudo è uno di quei pochi dischi la cui realizzazione diventa essa stessa condizione dell’ascolto. Avvolti dai suoni così come CRU e la sua banda erano avvolti da pareti di pietra mentre registravano. Crudo è uno di quei pochissimi dischi che suona come una possibilità.

Far parte di un collettivo musicale come i C+C=Maxigross non è una cosa qualunque, ma mette in una predisposizione alla composizione (e all’esecuzione) che punta all’allargamento e alla ricerca dell’essenzialità, ma senza pensare che nulla sia essenziale quanto le linee sonore che uniscono i vari strumenti. Quello che fanno Cru, Erica Lonardi, Silvia Morandi, Benedetta Barion, Elisa Ugolini e Duck Chagall − con il lavoro di produzione e sovraincisione elettronica − è testimoniare questa ricerca, che si concretizza in modo inusuale, perché raggiunge la forma riconoscibile della canzone pop.

Un pop incredibilmente ricco, schivo e inondato di input fatti di ritmi blandi − e proprio per questo elegantissimi−, intro e outro cuciti alla perfezione come contorno delle tracce. Un pop che parla di un risveglio attento. Non si sa cosa sia successo prima, ma il suono panciuto del basso ha la funzione della brezza mattutina che alleggerisce dal torpore e rilancia le energie. Tra le possibilità che si aprono all’ascolto solo un obbligo pare emergere con insistenza: fermarsi, per vedere che effetto fa il mondo intorno, dove anche la luce illumina le strade in modo feroce. Poi ci pensano alcune immagini perfette a scompigliare il tutto: “Polvere, basilico e menta. Il bucato è steso”.

Crudo è suonato con tanta grazia da dar l’impressione di essere eseguito da un’orchestra. Leggendo i crediti si capisce che dietro c’è una formazione “normale”, ma che di standard ha ben poco. Con i cori al posto giusto, le chitarre sempre con effetti collanti e gli inserti dei synth che si limitano a carezzare l’intorno con gentilezza, CRU ci regala un disco di pop artigianale, prezioso, che necessita al più presto un’esecuzione live.

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La recensione Crudo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-02-25 00:51:00

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