Vieri Cervelli Montel I 2022 - Cantautoriale, Sperimentale, Elettronica

Disco della settimana I precedente precedente

L'elaborazione di un insopportabile lutto è il motore di "I", complesso e stupendo esordio del cantautore toscano

Ci sono album la cui stesura richiede pochi giorni, alcuni che prendono mesi di tempo, altri perfino
anni. Il primo album di Vieri Cervelli Montel, I, il cui titolo si legge appunto “Primo”, di anni ne ha
richiesti praticamente 20.

L’esordio è anche il primo album rilasciato da Tanca Records ( la nuova sublabel di Trovarubato), etichetta diretta da Iosonouncane, la cui contribuzione non si è limitata alla pubblicazione e alla produzione del disco ma anche alla partecipazione in molte delle tracce, portando a termine un percorso iniziato nel 2018. Il percorso di I per Vieri, però, inizia molto prima: parte dalla perdita del padre, quando il musicista non aveva nemmeno 7 anni.

Questo disco non si propone di raccontarci la perdita, il dolore, l’infanzia e l’elaborazione del lutto con una struttura cantautorale classica: è l'uso dell’improvvisazione radicale a fare una rappresentazione viscerale, vivida, vibrante e violenta di tutte queste cose messe insieme. Vieri sembra riversare questi ultimi 20 anni dentro a I come un oceano che si infrange su una scogliera. Un'esplosione simile a quello di synth, percussioni e cori dopo la breve intro di Maestrale, la seconda traccia dell’album.

Le tracce fluiscono l’una nell’altra senza alcuna interruzione, passando da momenti di calma piatta come Nebbia, Risveglio e Stanca, a tempeste fatte di synth, rumore, grida e frammenti strumentali di varia natura come Ultimo o Scale. Tutto sembra ricondurre al mare è ovunque, dalla presentazione grafica ai testi, fino al modo in cui certe tracce sembrano gonfiarsi e sgonfiarsi. Prendiamo per esempio Risveglio, al cui interno c'è un passaggio straziante e poetico al tempo stesso che ben sintetizza la cifra del disco:

“Lo sai che quando si diventa un’onda
non c’è dolore, solo pace e gioia
e lui ormai è mare, è schiuma e ride
se noi ridiamo di nuovo”

colpisce a più riprese con la sua produzione precisa e estremamente varia, rendendo ancora più potente l’effetto delle parole di Vieri. In Stanca, per esempio, l'harmonizer – che ricorda molto il Bon Iver di 22, A Million – rompe la voce del cantante rivolto a sua madre come potrebbe romperla il pianto. Oppure la stratificazione mirata di più tracce vocali del cantato in Stanza, o ancora il modo in cui un dolcissimo synth fa da ombra alla linea vocale di Vieri in Scale.

Si coglie sì la mano di Iosonouncane, ma anche echi di musicisti completamente diversi, come il cantato di Phil Elverum/Mount Eerie di A Crow Looked at Me, un quasi parlato e che spesso veicola versi così diretti da essere disarmanti. In questo senso, Alba è groppo in gola, una presenza fisica tangibile, fa male proprio.

È un po’ uno scioglilingua semantico, ma l’ultima traccia si chiama Primo e viene subito dopo Ultimo. Qua ritroviamo tutto l’album: la dolce lacerazione del testo, gli accorgimenti minuziosi di una produzione precisissima e mai soverchiante, il gonfiarsi delle onde. È la traccia in cui Vieri accetta in qualche modo quello che è successo e in cui, ancora una volta, con un filo di voce rotta dall’elettronica, va a colpire la bocca dello stomaco. E poi finisce, portandosi con tutta la sua complessa bellezza, i suoi frammentati dettagli di un dolore insopportabile.

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La recensione I di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-05-06 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • Drom 2 anni fa Rispondi

    ALBUM MERAVIGLIOSO!