Un esordio brillante per Rodolfo Bignardi e per la sua anima da busker.
Anima da busker. E voglia di mettersi in gioco. Senza abbandonare la strada, percorrendola fino in fondo, con rischi e certezze compresi nel prezzo. Tunes for Empty Rooms è la prova del fuoco per le ambizioni di Rodolfo Bignardi. La complicità di una band, tanto per cominciare, ha regalato al musicista ligure un bel po’ di completezza al proprio suono. Oltre che a una diversa anima, a un tratto distintivo. Che si è adagiato a un solido armamentario country-rock (dalle parti della West Coast), attraversato da schegge psych, pulsioni cantautorali e a una timida attrazione nei confronti del prog. I riferimenti? Tutti da applausi. Il primo Ryley Walker, la famiglia Buckley (più il figlio che il padre, leggasi certe chitarre in quota Gary Lucas), John Martyn, gli intoccabili CSNY, il perdente Gene Clark…
Tra tensioni elettriche e orgoglio acustico, tra canzoni malinconiche (Venice) e altre adagiate su di una maggiore robustezza, Rodolfo Bignardi alterna melodie dall’andamento classico in stile alt-folk (come l’opener In the Golden Hour, ma attenzione a quel contrabbasso di ispirazione jazz) a episodi più sghembi o dissonanti, leggasi la torrida In Your Arms se non la strumentale title-track. L’estensione vocale contribuisce a rendere ancora più interessante una scrittura matura, talentuosa, che riesce a rendersi personale quanto basta, al di là delle tante fonti alle quali il nostro si è abbeverato e, almeno si presume, continua ad abbeverarsi.
Con una band di tre elementi a disposizione, oltre a qualche ospite in grado di contribuire con il proprio mattoncino, Rodolfo Bignardi avrà la possibilità di affiancare al suo innato istinto da musicista di strada una dimensione più d’insieme, di gruppo. Che, forse, lo porterà verso altre direzioni.
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La recensione Tunes for Empty Rooms di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-10-09 18:30:00
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