Abe Opale 2023 - Cantautoriale, Indie, Emo

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"Opale" è una pietra che cambia colore, un'allucinazione a ritmo di sintetizzatori math e il fantastico esordio di Abe

Avete presente quella pietra preziosa bluastra, con venature e riflessi di tutti i colori? Si trova nei vecchi gioielli delle nonne, negli anelli, nelle collane e sulle bancarelle di bigiotteria in qualche versione sintetica. Si chiama opale. È un minerale dai mille colori e forme insolite. Si trova in noduli, filoni e sottili strati incastonati nella roccia. È blu, ma anche rosso, arancione e giallo, poi verde, azzurro e altri colori. Dipende da come lo guardiamo.

Opale è anche il titolo del primo album di Abe, nome d’arte di Alberto Ladduca. Prendi il disco, chiudi gli occhi e ascoltalo. Senti le chitarre, gli effetti spaziali e la voce che arriva da lontano. È tutto calmo. Respira a tempo di un sintetizzatore che sgomita per entrare nel brano. TAC! Colpo di rullante. Drum’n’bass, synth a massima velocità e da King Krule passiamo alla versione math elettronica degli Eugenia Post Meridiem. Opale è un disco con tante sfaccettature come il minerale da cui prende il nome.

Le case della gente incominciano a cambiare,

Un bambino ritaglia una bomba di carta

Poi la lancia, la gente si mette al riparo e lei esplode in mille coriandoli, o almeno io immagino che Una foresta finisca così. Anche i testi di Abe iniziano in un modo per cambiare all’improvviso e portarci in mondi inesplorati, dove entreremo di persona il 28 maggio al MI AMI. Facciamo un giro nell’infanzia di Alberto, poi prendiamo la metro direzione Milano Duomo insieme a un gruppo di elefanti. Riordiniamo la cucina insieme alla nostra ombra e a un bambino che suona funk.

È tutto perfettamente fuori posto. Per ogni sfumatura dell’opale, Abe ha messo una svolta inaspettata nel suo disco. Gira l'opale e cambierà colore, ascolta un'altra volta Feng Shui marinai e il post punk con cui scatenarsi diventerà lo-fi da ascoltare spalmati sul letto. Sembrano i deliri di un pazzo, ma è un bambino che sogna a occhi aperti, fa disegni assurdi e prova a raccontarli. Abe è piegato su se stesso, cerca di trovare un senso nelle sue fantasie. Ma un senso non c’è e le tira fuori così come vengono, senza spiegazioni.

Ora sono davanti a noi, le ascoltiamo e non capiamo. Ma provate a mettere in pausa la musica, andare a fare due passi fuori e incontrerete di nuovo l'elefante. Niente da fare, Abe è ipnotico. È entrato sottopelle senza che ce ne rendessimo conto. Opale è un'allucinazione tipica di Funclab Records. È un'etichetta che ha prodotto anche altri dischi in cui l'elettronica distrugge il confine tra canonico e surreale. Abe è uno dei primi esperimenti estranei all'hip hop a cui l'etichetta ha lavorato, ma la strada è quella giusta. 

"Se vado via ci rimango", dice il polistrumentista milanese in Mezzacorona. Dopo il terzo ascolto posso confermare. Anche se la musica si ferma, le fantasie di Abe rimangono incastonate in testa, come opale brillante nella roccia.

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La recensione Opale di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-05-05 00:00:00

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