Un diario di idee da approfondire e una strada stilistica da trovare per un disco forse ancora acerbo.
Mexican standoff è il nuovo lavoro di la dea del velo pietoso, progetto di Angelo Francesco Natale, cantautore calabrese sempre alla ricerca di unire l'arte in un unico "campo da gioco".
Si tratta di una raccolta di nove brani in stile pop rock d'autore divisi in tesi, antitesi e sintesi come contendenti di un grande ragionamento sulle cose umane, sull'esistenza (o meno) di Dio e sulle grandi linee sociali e sentimentali, rifuggendo da qualsiasi verità assoluta e precostituita.
Si parte con un lunghissimo strumentale, ettore e andromaca alle porte scee, che scorre imperscrutabile, se non fosse per il titolo abbastanza gravoso.
Il cuore di emi è musicalmente affine alla prima traccia e si tratta di un classic rock con batteria granitica e un basso pulsante che doppia il kick. Le chitarre disegnano linee sfumate di arrangiamento in bicordi e arpeggi di poche note. La voce appare intimidita da un sound le cui dinamiche partono dal forte e vanno oltre, senza mai scendere. Mancano graffio e mordente, la linea vocale soffre e depotenzia anche il testo e l'interpretazione.
Siam tre piccoli fratellin ha un bell'intro di basso elettrico nasale e rotondo. La batteria è accennata e fa da ulteriore intro ad una sovrincisione di basso. La voce resta nella stessa condizione della traccia precedente ma qui le dinamiche sono molto più contenute e si può apprezzare anche una timbrica vocale con un suo carattere ben preciso. Bello l'arrangiamento dei synth giocato sul portamento dei suoni.
L'araba fenice si avvale di un strumming quasi grunge di chitarra acustica che apre la strada al resto della banda, subito in tiro.
La voce è molto indietro nel mix e, nonostante canti in un momento di vuoto in cui resta solo la chitarra acustica, si fatica a seguire il testo. La canzone si muove tutta su questo riempimento e svuotamento dello spettro sonoro mentre il ritornello cerca un accenno di psichedelia con la ripetitività del testo.
Una fiaba si muove ancora tra l'acustico e l'elettrico, con la bilancia che tende verso lo strumming acustico. Debutta una voce femminile che duetta con la voce principale, formando un binomio che funziona ma ancora una volta risulta troppo dentro il mix e molto secca di effetti dedicati per la voce, come reverberi, magari con predaly largo e delay. La canzone dura quasi sette minuti in una struttura che risulta ridondante e piena di intervalli che nulla aggiungono all'arrangiamento o all'economia della canzone. Solo il finale ci regala una chiusura acustica, anche questo con una coda fin troppo lunga.
Canzone carina parte con batteria basso e chitarra effettata. La voce continua a ricadere nel difetto più volte riferito, di trovarsi troppo dentro il mix, perdendo gran parte della sua intelligibilità, problema gravissimo per un cantautore che punta così tanto sui testi. Il dio di vetro ha un bell'intro di basso e batteria con chitarra elettrica sullo sfondo. C'è un andamento molto psichedelico e aggressivo che non sfocia in un aumento di bpm, ma rappresenta comunque un cambio d'orizzonte sonoro che finora era stato molto piatto e uguale a se stesso.
La morte eterna ha un'intenzione quasi heavy, con doppia cassa alla batteria e chitarre che vorrebbero ruggire, ma soffrono di poca definizione nelle frequenze chiave. Il suono del basso si mantiene su un timbro nasale più da rock che da metallo pesante. In canzoni come queste la voce purtroppo risulta essere scollata e in totale contrasto con l'attitudine stilistica dell'arrangiamento. Non si tratta soltanto di capacità tecniche, perchè comunque stiamo parlando di una voce mediamente intonata. Il problema è più stilistico e di intenzione. In tutto il disco la voce è stata trattata come poco più di un provino, con poca interpretazione e pathos ma soprattutto con poca intenzione di comunicare e questo, all'ascolto, risulta essere un limite invalicabile che depotenzia il messaggio dei testi ma sopratttutto rende meno credibile l'intenzione dell'autore nell'affermare la propria idea musicale.
Si chiude con (non) credo, canzone che non aggiunge molto al resto del disco e anzi sembra essere la meno studiata della tracklist. Anche qui, quasi otto minuti di durata servono ad appagare più il compositore che l'ascoltatore che di norma, in pochi minuti perde interesse per una canzone a meno che non ci sia qualcosa di veramente particolare a ridestarne l'attenzione.
In conclusione Mexican standoff è un disco che, se da una parte sembra avere necessità di comunicare, confrontarsi e veicolare messaggi importanti, dall'altra parte sembra volersi rinchiudere dietro troppe "barriere architettoniche" per non scoprire troppo il fianco.
Le strutture di molte canzoni risultano ridondanti, alcune tracce hanno una durata che né l'arrangiamento né il testo giustificano. Sembra di giocare un po' a rincorrere e a farsi rincorrere. Il problema è che l'ascoltatore di oggi non rincorre niente e nessuno, dunque il rischio è di perdere una grande occasione per presentarsi totalmente disarmati e offrire tutto se stesso in un tempo limite che si allontana sempre di più (al ribasso) dai tre minuti e mezzo.
C'è sicuramente dietro uno studio, una volontà di strutturare un grande pensiero in una forma, quella del discorso, che non sfugga via troppo facilmente. In quest'ottica è gravissimo il problema delle voci, sempre troppo indietro nel mix, che rendono difficile e stancante decifrare i testi. Un disco del genere avrebbe sicuramente meritato una tridimensionalità che invece manca totalmente e di un occhio di riguardo per la voce che invece sembra essere stata retrocessa a ultimo strumento per importanza.
Per tanto l'ascolto risulta spesso disturbato da tutti questi piccoli difetti, alcuni dei quali facilmente risolvibili, altri da dover affrontare a tavolino, pensando da produttori e non da cantautori.
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La recensione Mexican standoff di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-10-09 16:29:01
COMMENTI (5)
Ma io me lo auguro vivamente, perché non ho in animo di offendere mai nessuno quando scrivo recensioni.
Ti auguro buona musica! Alla prossima.
Ciao Francesco, senza dilungarmi oltre ci tenevo solo a precisare che non mi sono sentito affatto offeso e che, come ho anche molto chiaramente precisato, ho apprezzato davvero la tua recensione che non mi ha per nulla annoiato. Ho gradito soprattutto la puntualizzazione su ogni canzone, cosa che non riscontro in tutte le recensioni. Per cui grazie davvero, senza la minima punta di ironia; grazie davvero perchè ogni osservazione, anche critica e negativa, è sempre molto utile e aiuta a crescere.
Buona serata e, come già detto, alla prossima e buon lavoro.
@vanninifrancesco
Ciao Francesco, senza dilungarmi oltre ci tenevo solo a precisare che non mi sono sentito affatto offeso e che, come ho anche molto chiaramente precisato, ho apprezzato davvero la tua recensione che non mi ha per nulla annoiato. Ho gradito soprattutto la puntualizzazione su ogni canzone, cosa che non riscontro in tutte le recensioni. Per cui grazie davvero, senza la minima punta di ironia; grazie davvero perchè ogni osservazione, anche critica e negativa, è sempre molto utile e aiuta a crescere.
Buona serata e, come già detto, alla prossima e buon lavoro.
Ciao Angelo, c'è un problema di fondo in tutto questo ragionamento ed è legato al contesto: tu chiedi una recensione ad un portale come Rockit che tratta di musica secondo un taglio ben preciso. Io scrivo per Rockit e mi lego a questo modo di fruire la musica. Se avessi scritto per un portale di cantautorato classico, sarebbero venuti fuori altri aspetti che invece in questa recensione, fatta per Rockit non sono venuti fuori. Poi possiamo, anzi siamo daccordo sul fatto che il calo della soglia dell'attenzione sia un problema globale e ultra artistico, ma io devo basarmi sull'ascoltatore medio, non sull'insegnante che ascolta musica o sull'appassionato che ha lecitamente voglia di scrivere una canzone di dodici minuti senza dare conto e ragione a nessuno. Per quanto mi riguarda, da operatore del settore io posso dirti che oggettivamente (per quanto possa essere oggettiva la recezione della musica) ci sono punti forti e punti deboli, senza che questa debba suonare per te come un'offesa e senza neanche che tu sia necessariamente della mia stessa idea. Riguardo la lunghezza della mia recensione, hai pienamente ragione, è più lunga di quanto raccomandato dalle linee guida che seguo normalmente e tu (o chi per te) puoi tranquillamente annoiarti a leggerla, io non la vedo come un'offesa ma so benissimo che potrebbe succedere. Più o meno lo stesso dovrebbe valere per te. Io scrivo un parere, non verità assolute.
Per tutto il resto ti faccio i complimenti, perchè reputo il tuo lavoro valido, al netto di ciò che ho scritto e non intendo ripetere per non annoiarci in due! :-)
@vanninifrancesco
Ciao Francesco,
innanzitutto ti ringrazio per la recensione che in parte condivido e in parte meno, ma è sempre bello ricevere attenzione e interesse per il proprio lavoro.
Condivido pienamente i difetti relativi al mixaggio che è la parte che mi appassiona meno e a cui dedico meno tempo e do meno importanza rispetto a quanto dovrei probabilmente...e a farne maggiormente le spese è sicuramente la voce, ma con la strumentazione che ho a disposizione non credo di riuscire a fare molto di più. Condivido meno alcune osservazioni; ad esempio quella relativa a "La morte eterna", che non voleva essere un pezzo heavy, ma un pezzo che aveva ANCHE UN PO' di heavy, perciò il contrasto stilistico con il resto è voluto (forse non riuscito o poco gradevole), ma soprattutto mi dispiace la critica alla durata dei pezzi ritenuta "inutilmente" lunga; ci può stare se rapportata all'andazzo generale della musica attuale e alle "capacità ricettive" dell'ascoltatore medio, ma chi ci dice che si debba per forze essere accondiscendenti in tal senso?! Soprattutto mi dispiace per il mestiere che svolgo (insegnante) in cui cerco di combattere certi "difetti" legati all'ascolto e al livello bassissimo di attenzione che ormai caratterizza gli studenti. La musica per me è solo un'enorme, bellissima passione che non coltivo con la speranza di "spaccare" grazie a brani da 2 minuti e 30 (forse, come hai intuito giustamente tu, scrivo più per me che per gli altri). La durata è quella che ho sentito naturalmente come inevitabile e congrua per quei brani, ma ci sta che non risulti a tutti gradita. Tuttavia anche la tua recensione non era certo breve e in questo modo, stando al tuo ragionamento, corri il rischio che il recensito si stufi dopo 10 righe, ma per quanto mi riguarda io l'ho apprezzata anche per la lunghezza e ricchezza di contenuti e argomentazioni. Ad ogni modo, tanto per non smentirmi, ti ho ulteriormente stancato con un commento degno della lunghezza dell'album; lo chiudo ringraziandoti ancora sinceramente e a risentirci.