MortecattivaMaledetto XVIII2023 - Hip-Hop

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Tornano i veterani del lol rap scorretto con un disco pieno di inventiva all'insegna del cattivo gusto

La coca, la figa (anzi la mona), la figa degli altri, lo spauracchio del politically correct. Potrebbe essere un qualunque disco trap, e invece è il ritorno degli Aggettivo 7, Mortecattiva e Panino, qui a nome solo del primo, da fine anni ‘90 veterani di un certo tipo di rap demenziale che qualche anno dopo, nell’epoca di internet e di epigoni come Pippo Sowlo, avremmo iniziato a chiamare lol rap.

Conosciamo bene il gusto per la provocazione ignorante di un certo tipo di rap, e qui parliamo certamente di provocazione per il carattere assolutamente iperbolico e surreale di alcune rime praticamente al livello satanismo, pedofilia e stupro, per la forte componente scatologica e soprattutto denigratoria e autodenigratoria che aleggia un po’ ovunque nelle undici tracce, dove vicino a dosi abbondanti di misoginia, omofobia et similia, non mancano autodenunce di micropenia, scarsa igiene e sgradevolezza generale. Il problema, alla fine, non è neanche (o non solo) il forte odore di autocompiacimento per la battuta politicamente scorretta, ma proprio l’abuso di battute facilone e di cliché triti e ritriti, alcuni riferiti a un mondo che a momenti neanche più esiste (Ascelle alla 99 Posse di Bodyposy poteva essere un riferimento buono per i tempi pre G8), e la banalità di una certa goliardia.

Un peccato, perché in realtà l’inventiva e la padronanza linguistica/tecnica necessaria per mettere in rima insulti feroci e quintessenza degrado sono una qualità da non sottovalutare, e qui abbonda. Inevitabile non rimanere rapiti, almeno a livello viscerale, e apprezzare passaggi come il dissing ai voltabandiera della musica (l’immaginifica Fischiasacche, un bel colpo di body horror), piccoli momenti di surrealismo come l’inserto di Africa dei Toto in Padre di Frodo o lo storytelling esotico alla Murubutu deviato di La Fresca Pelle del 2002 (una parodia cosciente). Purtroppo le fissazioni (forse possiamo anche usare il termine in senso freudiano) di ‘Maledetto XVIII’, e specificamente quella per la figa e la misoginia, superati i guizzi divertenti, non fanno che appiattire la scrittura su un livello ripetitivo e (letteralmente) masturbatorio, dove anche l’inventiva va a farsi fottere (La Mona, La Figa, simpatico esperimento di coprolalia da elementari) e al massimo rimane spazio per un po’ di genuino disturbo.

Sì, perché a tutto voler concedere, passi la provocazione, passi la persona fittizia shockante, ci tocca comunque dire chiaro e tondo che non c’è un modo divertente per una persona adulta di parlare di pasticche nel drink di una diciottenne (La Fresca Pelle del 2002). Lo diciamo accettando con serenità di cascare nella provocazione e giocare la parte dello stereotipo che viene preso di mira nel disco. Si dirà che è tutto uno scherzo, certo, ma è uno scherzo da banchi di scuola degli anni ‘90 e forse, risate o no, poteva rimanere benissimo lì.

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La recensione Maledetto XVIII di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-12-19 20:19:00

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