Un robusto album southern rock, tra inventiva, omaggi e cliché
Più che alle atmosfere western che si potrebbero immaginare dal riferimento allo stallo alla messicana del nome del gruppo, con il suo inevitabile rimando leoniano/morriconiano, i Mexican Standoff fanno in realtà riferimento ad un'area culturale e di immaginario piuttosto differente, anche se contigua e geograficamente quasi sovrapponibile, quella del southern rock. Concetto più culturale che strettamente musicale, tutto sommato dai confini vaghi (soprattutto dalla prospettiva europea) che il trio incarna in maniera abbastanza personale, seguendo l’inclinazione di diversi sentieri possibili.
Da una parte abbiamo l’hard rock da pick up truck e blue ribbon: qualcosa dalle parti di gruppi energici e piacioni come i Buckcherry, con il binomio inscindibile della variante in ballad acustica, e influenze da altri ambiti del rock a stelle e strisce, dalle ascenenze hard blues ‘70s alle derive glam/sleaze. Dall’altra parte, si prova a rileggere il linguaggio musicale del Sud più autentico, quello del country e derivati, con un atteggiamento eretico e scanzonato. Lo sentiamo nella divertente opener Falling Down, con il suo ‘train beat cavalcato da un bassone sferragliante, o nell’affettuosa cover heavy del classico dei Creedence Clearwater Revival Proud Mary).
Questo è il percorso che ci sembra più interessante, quello che si stacca più nettamente dai cliché southern, o che almeno ci gioca come, nella loro personalissima maniera dissacrante, avevano fatto anche Primus e FNM. In questa direzione si apre anche uno spazio più libero e giocoso, dove attecchiscono anche elementi : l’ingrombrante basso alternative, quasi alla Helmet, gli occasionali drop metal dove riemerge lo spettro un’altro elemento del cosmo southern, quello del groove metal marchio Pantera, rendendo più vario e interessante un album che, altrimenti, rischiava di essere un compitino abbastanza piatto. Ci piacerebbe in futuro sentire un lavoro più focalizzato sugli assi nella manica dei Mexican Standoff e meno sulla maniera rock USA, le possibilità sicuramente non mancano.
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La recensione Raiders of the Dutch Rudder di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-01-12 20:23:10
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