Deadburger C'è ancora vita su Marte 2007 - Sperimentale, Rock, Jazz

C'è ancora vita su Marte precedente precedente

Di cosa è fatto questo album dei Deadburger che ha soggiornato a lungo sui banchi di Rockit? Nuclei congrui di emozione, archi e sbavature da Quintorigo, eleganza da camice nero da Clinic, vulcanismo da One Dimensional Man. Il senso di disappartenenza tra le note che disegnano giungle cannibali e terra carbonizzata. Fremiti e vibrazioni.

Ricomposizione dei brani dall’interno dal nucleo. Lasciando lo spazio all’inerzia al proliferare del virus e contrastandolo con l’imperversare degli ululati umani. Testi ipnotici di cornice o succhiati alla riflessione. Arrangiamenti di ragnatele sonore diverse, retaggi di jazz rock blues, infettati nelle sabbie mobili di elettronica minimal. Campionamenti del calibro di Erik Satie, sprazzi di cantautorialità quando sulle lame del contrabbasso si rompe la voce Simone Tilli. A dare valore aggiunto alle preziose ed elaborate tracce non sono risparmiati gli ospiti (come le voci Paolo Benvegnù e Paola Maria, gli scrittori Giuliano Mesa e Nanni Balestrini ed altri). Con la volontà di rendere la musica organica, quasi biologica. E nella biologia sono sottintese scienza uomo chimica e natura. E nel cd si trovano strumenti acustici elettrici elettronici poesie canzoni parole singole inglese francese non sense rumori frammenti calma rabbia psichedelia calcolo anarchia e struttura. Difficile scindere gli elementi. Biodiversità per rappresentare la vita di una musica che ha raggiunto la sua unitarietà e la sua potenza.

Molto bravi, sperimentali, umani. Consiglio di ascoltarli a lungo, e le sfumature di espressione saranno imprescindibilmente efficaci e generose. In effetti 22 tracce sebbene di durata e forme diverse (strumentali e non) sono tante, ma concorrono a distogliere l’uomo 2007 dalla fossilizzazione del “singolo” da scaricare e stop. Qui non ci si leva un dente, al limite ci si procura un’indigestione. Perciò un cd non immediatamente digeribile anche per le ripetute rielaborazioni e ricomponimenti dei brani ma che s’insedia nella pelle tra le vene e nella bocca. Affari vostri se poi pensate che non ci sia più vita. Io v’avevo avvisato.

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La recensione C'è ancora vita su Marte di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-05-18 00:00:00

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