Un disco di poesia e denuncia, che si fa opera politica attuale attraverso la musica.
Con Daspo a Sanremo, Cesare Isernia firma un’opera che è insieme atto d’accusa e gesto d’amore: verso la canzone italiana, verso la libertà d’espressione, verso quella forma artistica che non si limita a intrattenere, ma cerca di incidere nella carne viva del reale. Il disco, dedicato provocatoriamente al senatore Alessandro Morelli — che invocava “regole” per gli artisti troppo impegnati — nasce come risposta politica e poetica: un controcanto necessario nel panorama di una musica italiana spesso appiattita su formule innocue e commerciali.
Sin dal titolo, Daspo a Sanremo, il lavoro si pone come gesto di disobbedienza simbolica e culturale: evocare la sanzione calcistica per chi “disturba” l’ordine è un’intelligente ironia che smaschera le ipocrisie del dibattito pubblico. Ma l’ironia non è mai fine a sé stessa: Isernia si muove con consapevolezza tra impegno e denuncia, con una scrittura che richiama la grande scuola del cantautorato italiano.
I brani sono tasselli di un mosaico sociale frammentato e dolente: “Social” è un affresco amaro della solitudine iperconnessa, in bilico tra alienazione e narcisismo; “Gaza” è il cuore pulsante del disco, un grido che attraversa i confini e si fa testimonianza, senza retorica, con la compostezza tragica dei versi più alti di protesta civile. In “Lockdown”, Isernia rilegge l’esperienza pandemica come metafora di un’esistenza sospesa, costretta al silenzio. “Ponte Morandi” è forse la canzone più toccante: un’epigrafe sonora che restituisce dignità alle vittime, sfidando l’oblio mediatico con la forza della memoria.
Musicalmente, Daspo a Sanremo spazia con intelligenza: il pop si intreccia alla canzone d’autore e al cantautorato rock, ma sempre con l’orecchio teso alla tradizione che emerge nei fraseggi, nelle inflessioni, nella scelta dei timbri. Non mancano echi elettronici e arrangiamenti minimali che, lungi dall’essere sperimentali, si pongono al servizio di una parola che resta al centro. È una scrittura musicale che evita le derive estetizzanti e si fa veicolo, come nei migliori dischi di denuncia.
Cesare Isernia non cerca il consenso: cerca lo scontro, lo sguardo, la presa di posizione. In un’Italia che spesso preferisce la neutralità per convenienza, la sua voce è una benedizione stonata, una dissonanza necessaria. Daspo a Sanremo è un album che non si ascolta soltanto: si legge, si guarda, si prende sulle spalle. Ed è proprio per questo che funziona. Perché non ha paura. E perché sa che la canzone, ancora oggi, può essere politica nel senso più alto del termine: partecipazione, responsabilità, poesia civile.
---
La recensione DASPO a Sanremo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-05-13 08:11:59
COMMENTI (1)
Grazie di cuore!