Giorgio Poi Schegge 2025 - Cantautoriale

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Il quarto disco del cantautore romano una raccolta di frammenti di vita che sono diventati canzoni, dando vita a una fusione eccezionale di dolcezza ed ermetismo

Tra le innumerevoli doti di Giorgio Poi ce n'è una che colpisce in particolare: ha sempre saputo come iniziare alla grande i suoi dischi, trovando ogni volta, nella decina di brani scritti, quello che potesse fare da apripista, per atmosfera, struttura ritmica, poetica del testo. In ordine dal 2017, L'Abbronzatura, Non mi piace viaggiare e Rococò hanno aperto Niente di strano, Smog e Giorni felici. Oggi tocca a Giochi di gambe, traccia numero uno di Schegge, e Giorgio l'ha azzeccata di nuovo.

Alla base di questi primi quattro dischi del cantautore romano c'è sempre stato il metodo, il rigore, una sequenza sempre somigliante, fatta di grandi inizi, con i singoli tutti nella prima parte, un intermezzo strumentale sofisticato e criptico, ballad sempre più classiche, e una conclusione che sa di crepuscolo cantautorale. Schegge è a tutti gli effetti una raccolta di frammenti di vita che sono diventati canzoni, e che rispettano il canone compositivo di Giorgio Poi, che emerge a sprazzi in tutte le sue formule.

Frammentari sono i titoli, graficamente scritti tutti minuscoli, che in alcuni casi sono stralci di frasi estrapolati e incollati, e frammentaria è la scelta di arrangiamento, curata insieme al maestro dell'indie rock europeo Laurent Brancowitz, mente e chitarra dei Phoenix. La scelta di collaborazione è azzeccatissima, perché dopo la ricerca di grandeur che aveva accompagnato il Giorgio Poi post-covid, eccolo tornare ora alla casa madre, in tutti i sensi. Si tratta di un ritorno nella propria città, Roma, dopo svariati anni, ma anche di un ritorno a quei suoni concreti, curatissimi, che danno vita a una fusione eccezionale di artigianato e classicismo, di spigolosità e di momenti orchestrali.

Poco importa la ricerca di ritornelli magnetici, anzi, forse a volte è quasi meglio lasciarli stare proprio i ritornelli, allungando le strofe all'inverosimile, come succede in Uomini contro insetti: una gemma che alterna parole sospese sotto un muro di suono che ingombra lo spazio, ma accompagna con gentilezza. E che lascia immediatamente il posto all'intro di C'è vita sopra i 3000 kelvin, quasi come fosse un'unica composizione senza interruzione. In questo flusso di suono splendidamente curato è difficile aggrapparsi alle parole, che diventano semplici occasioni, momenti o ricordi che si sgretolano mentre passano nelle orecchie.

Ed è nella seconda parte che Schegge sprigiona la sua qualità maggiore, perché dopo l'intermezzo strumentale che fa da title track arriva trittico di brani che è un condensato di tocco francese, atmosfere ambient lattiginose, chili di Moog, i ricordi del vecchio Giorgio che cantava di musica italiana e dentifrici proiettato nel presente, con un volto più disteso, una maturità poco austera, molto romantica. Nelle schegge emotive con cui ha sporcato il suo quarto disco, Giorgio ha messo un nuovo standard su come usare trenta minuti scarsi per fare un grande disco pop, dolce ed ermetico, come solo certi silenzi.

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La recensione Schegge di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-05-02 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • partysmith 6 ore fa Rispondi

    Io l'ho sempre pensato: non siete più un magazine musicale da tempo, ma praticamente la landing page autocelebrativa di "Bomba dischi" e "42records".

  • contedrugula 14 ore fa Rispondi

    Poi, Fulminacci, Gazzelle il trio romano degli sfigati arroganti, inascoltabili