Una ballata per cantare la paura, un canto per ballare le insicurezze
Li vedi quei campi sterminati intensivamente coltivati a paura, li annusi questi chili di stanchezza stipati nel fienile, li senti tutti sulle spalle circa dieci sacchi pieni di insicurezza? E terra sia, allora, brulla e scura come una tortura quotidiana. Ci basta però che sia inoltre una culla dove poter dormire, vivere e morire un giorno.
La band pugliese dei Sigmoon Froid incide qui una ballata che unisce un'interessante matrice stilistica indie, una graffiante produzione lo fi, un intrigante approccio garage rock e un testo cantautorale, ricco di immagini e messaggi, con venature sanguigne nascoste tra le righe dell'arrangiamento.
Il gruppo di Lecce disegna insomma un quadro elettrico e un po' dark, fregandosene a ragione dei canoni attuali del mercato discografico contemporaneo che si ostina a proporre quasi esclusivamente brani ritmati, elettronici e sintetici pensati per il consumo liquido usa e getta.
Al contempo la poetica del pezzo - "Io non so dove dormirò..." - descrive con voce calda e profonda anche un panorama generazionale italiano che sente proprio e che non sa dove andare, una fotografia in bianco e nero attraversata da incertezze, precarietà emotiva, "forse ma però" e domande inevase ("Non ebbi dubbi solo sul rock 'n' roll" canta Edoardo Bennato dal 1989).
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La recensione e terra sia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-05-31 16:50:52
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