Tra riff fuzzosi, batteria dritta come un fuso (e forse qualche "Beibe" di troppo), un pezzo rock super accattivante
Go For The Throat è il titolo del brano con cui i Ten Hours On Saturn hanno deciso di inaugurare il proprio 2025. Completamente autoprodotto, il nuovo singolo del quintetto salernitano si muove nei suoi tre minuti (quasi) netti di ascolto all’interno di vibes retrò, che guardano alle prime scosse di rock "alternativo", avvenute tra la seconda metà degli anni '60 e i primi '70.
Grazie a riff di chitarra fuzzy, "ondulati" da un sottile velo di flanger e sostenuti da un tiro secco e diretto di batteria, il pezzo sfodera un mix super accattivante di garage, hard e boogie rock. Il risultato è un sound grezzo, energico e sfrontato, che in più di un passaggio richiama l'irresistibile "cazzonaggine" degli Eagles of Death Metal.
Oltre alle affinità sonore, Go For The Throat condivide con la band di Jesse Hughes anche una certa attitudine lirica, centrata su uno dei topos più longevi del rock: la donna come femme fatalemagnetica, quasi luciferina. Una figura intesa non come simbolo di malvagità, ma una presenza in grado di piegare qualsiasi uomo al proprio fascino e che, con la propria forza seduttiva, incarna la potenza del desiderio stesso più che una banale perdizione.
You always go for the throat oh baby
Would you kill me a little more?
Would you like to drain some blood?
You're piercing right through the heart
Cantano i Ten Hours On Saturn nel loro ultimo singolo. Nonostante un sound autentico e piacevolmente “cavernicolo”, così lontano dalla perfezione levigata a cui siamo abituati oggi nell’ascolto di un brano rock (e non solo), Go For The Throat rivela anche delle fragilità, concentrate principalmente sul piano vocale.
Pur muovendosi con una certa dose di convinzione sulla strumentale, il frontman Antonio Santimone esibisce infatti una pronuncia inglese decisamente acerba: "Béibé" (al posto di "Baby") con le e chiuse nel 2025 non si può proprio sentire. Una cadenza che, inesorabilmente, tradisce le sue origini più salernitane che londinesi o losangeline.
Detto ciò, il potenziale sonoro dei Ten Hours On Saturn è comunque evidente. Resta soltanto la necessità di scegliere una via espressiva più efficace: o perfezionare il cantato inglese con una bella "sciacquata di panni nel Tamigi", oppure osare un esperimento lirico in italiano, rimanendo però fedeli alla propria autentica e grezza energia. In entrambi i casi, i risultati non potranno che evolversi e migliorare.
---
La recensione Go For The Throat di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-11-08 01:49:17

COMMENTI