Atmosfere acustiche e malinconia neo-folk per un brano che tenta il salto, ma resta sospeso a metà strada
The Best of Us è il nuovo singolo di Ben.O, moniker dietro cui si cela Luca Bonetti, musicista nato all’ombra delle bianche guglie del Duomo di Milano. Cresciuto a pane e cantautorato inglese, irlandese e americano, dopo gli esordi come chitarrista in una band alternative rock si ritrova nel giro del busking, suonando, con solo chitarra e voce, tra le strade della sua città.
E questa dimensione musicale così scarna e diretta è diventata il motore trainante del progetto solista di Bonetti, di cui The Best of Us ne è la naturale conferma. Tre minuti scarsi e fortemente guitar-driven, costruiti su pochi, semplici accordi di chitarra acustica spalmati su esili tappeti di drum machine e timidi sospiri di synth. Una formula minimale, che adagia questa traccia sulla malinconica introspezione del neo-folk.
Questa strumentale, così asciutta ma in grado di accorpare in maniera organica strumenti acustici ed elettronici, forma un plateau sonoro ideale per valorizzare la voce roca e profonda di Bonetti, alle prese con un un testo in inglese cantato con un’ottima pronuncia. Strofe e ritornelli che esplorano una tematica usata e riusata come la fine di una relazione d'amore, vista in questo caso come un trauma ma anche come una preziosa occasione di rinascita. Un episodio doloroso, in cui però non persiste il desiderio di cancellare ciò che c'è stato, ma la volontà di integrare ricordi e sensazioni in memorie da portare con sé per il resto della vita.
But I’ll hold on to the best of us,
Just to remember the days
When I really saw who you were.
And I’ll hold on
To the best of me,
So I don’t forget who I want to be.
Today is the start of a new life
Canta Ben.O nel suo ultimo singolo. Nonostante la cura con cui viene proposto ai nostri padiglioni auricolari (cosa da non sottovalutare, vista la sua natura self-made), The Best of Us è un brano che, purtroppo, fatica ad andare oltre una dimensione sonora che rischia di incagliarlo nella classica "quota folk chitarra e voce" da provino di X-Factor.
Servirebbe un po’ più di slancio sia nella scrittura che negli arrangiamenti. Una soluzione potrebbe essere sicuramente spingere di più sulla miscela tra sound acustici ed elettronici, prendendo il meglio da entrambi i mondi per creare un sound capace di distinguersi davvero nella massa. La voce c’è. L’esperienza, maturata con una gavetta sacrosanta, pure. Serve solo il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo del comfort creativo.
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La recensione The Best Of Us di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-11-16 22:11:01

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